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L'intervista

Il tecnico di radiologia del Papa Giovanni: “Lavoro immane, ogni paziente passa da noi”

Alessandro Questi, 50enne di Bonate Sotto: "Periodo duro, ho visto anche amici ricoverati, ma in ospedale abbiamo dimostrato di essere pronti a tutto"

“Partiamo dal lato positivo, in cinque settimane ho perso quasi quattro chili”. Ora che gli afflussi al Pronto soccorso stanno diminuendo e intravede la luce in fondo a quel tunnel chiamato Coronavirus che ha inghiottito anche il suo ospedale, inizia a sorridere Alessandro Questi, 50 anni, da 15 tecnico di radiologia al Papa Giovanni.

Un reparto poco conosciuto il suo, ma che in questa emergenza ha avuto e sta avendo un ruolo fondamentale: “Siamo una figura strana – racconta Questi dal divano di casa a Bonate Sotto dove sta riposando dopo un altro estenuante turno notturno – , perchè ogni paziente Covid passa da noi. Uno dei sintomi della malattia infatti è la polmonite interstiziale e quindi devono essere sottoposti a tac o a radiografia”.

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“Se il paziente è in condizioni critiche viene fatta a letto con l’apparecchio portatile – prosegue il 50enne, che ha due figlie piccole ed è sposato con Simona, che fa il suo stesso lavoro al Bolognini di Seriate – . Ai meno gravi invece si fa in piedi o seduti. Ma i più non possono alzarsi. Poi di notte noi del Pronto soccorso andiamo ai letti dei reparti per la radiografia. Infine gli intubati possono avere complicazioni, come un’embolia polmonare, e devono essere sottoposti a tac. In pratica noi radiologi vediamo tutti i pazienti per almeno due o tre volte”.

Questi

Sono i numeri a testimoniare la mole di lavoro di queste cinque settimane per Questi e i suoi colleghi di reparto: “Siamo passati da effettuare 50 o 60 radiografie al giorno, a più di 120 con il Covid. La richiesta è raddoppiata ma il personale è sempre lo stesso. Anzi, alcuni di noi si sono ammalati e ora sono costretti a stare a casa”.

In questo periodo caldissimo non è mancato il sostegno da parte della struttura ospedaliera: “Ci hanno fornito le protezioni necessarie per operare nel modo migliore. Un camice adeguato, le mascherine fp2 e fp3, le visiere e gli occhiali. Tutto ci è stato dato subito, per fortuna. Dico per fortuna perchè in altri presidi della nostra provincia so che non è andata così”.

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Tra i tanti pazienti passati dal Papa Giovanni in questi giorni, ci sono anche amici e conoscenti del radiologo: “Ve ne racconto una. Un mese e mezzo fa sono andato a una cena della mia classe delle superiori e ho rivisto compagni che non vedevo da almeno 25 anni. Tra questi Alberto, istruttore di nuoto e vita da atleta, che dopo pochi giorni ho trovato al Papa Giovanni con il Covid. Per fortuna ora sta meglio”.

Questi infine elogia i colleghi per quanto dimostrato in questa emergenza: “Ne ero già consapevole, ma ho avuto la conferma di far parte di una squadra fantastica e ne sono orgoglioso. Un gruppo di guerriglieri pronti a tutto. Penso che se domani succedesse qualcosa di ancora più grosso, non so, un incidente aereo in Bergamasca, saremmo pronti a fronteggiare anche quello”.

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