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Ad agorà

Gandolfi-Gallera, botta e risposta in tv: “Bisogna fare i tamponi a casa e a tutti”

Il sindaco di Treviolo in collegamento con la trasmissione mattutina di Rai3, dove era ospite anche l'assessore regionale al Welfare

“A marzo dello scorso anno a Treviolo ci sono stati 3 morti, oggi già 30 e solo 4 certificati Covid nel nostro Comune: è impossibile”: il sindaco Pasquale Gandolfi, in collegamento con la trasmissione di Rai3 Agorà, ribadisce che qualcosa, nel conteggio dei contagiati in provincia di Bergamo, non sta funzionando.

Troppi decessi rispetto agli stessi periodi degli anni scorsi, troppo poche le persone sottoposte a tampone: lo ha detto chiaro e tondo, rivolgendosi direttamente all’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera, anche lui ospite del programma.

“La situazione reale è drammatica in provincia di Bergamo – ha sottolineato – Ci sono centinaia di persone dentro le abitazioni con sintomi certificati Covid. E lo dicono i medici di base, i pochi rimasti sul territorio perchè la maggior parte sono malati. Il problema è che queste persone stanno a casa perchè hanno paura di andare in ospedale, paura di non vedere più i propri cari. Abbiamo la necessità di avere i tamponi. Porto un esempio molto semplice a Gallera: la famiglia di una persona morta in ospedale, con sintomi specifici, ha chiesto di essere tamponata e il tampone non è stato fatto. C’è questa necessità, i numeri sono paurosi. Mi sento di dire una cosa: in questo momento i politici devono stare zitti e far vedere i fatti. Ora i fatti sono che a più persone possibile va fatto il tampone, è l’unico modo per poter certificare effettivamente chi deve stare a casa. Giusto che si sappia in modo concreto chi è asintomatico sul territorio, se no non vinceremo mai questa battaglia”.

E poi i numeri, reali: “A marzo 2019 3 persone morte, oggi 30 – continua Gandolfi – Nel nostro Comune solo 4 certificati Covid. Ed è impossibile. Abbiamo tanti cittadini a casa, 4 medici di base su 7, alcuni anche ricoverati. Il paese è vuoto, la gente ha capito e i commercianti sono stati sensibili al tema e portano il cibo a casa. Ma il problema sono coloro che restano a casa con sintomatologia, che non vanno in ospedale per paura di non tornare più casa e ai quali non viene fatto alcun tampone. Ripeto: il tampone deve essere fatto a casa, come fanno altre regioni e altri Stati. Non capisco perchè non lo può fare la Lombardia”. 

Dopo aver ascoltato le parole del primo cittadino di Treviolo, Gallera ha replicato: “La persona con sintomi critici deve essere portata in ospedale per il tampone: saranno poi i medici a stabilire se è necessario il ricovero. All’inizio facevamo il tampone a tutti e ci hanno accusato di essere in errore, l’Istituto Superiore di Sanità ci ha detto che stavamo sbagliando, che andava fatto solo a chi aveva evidenza di un’infezione polmonare. E se le persone hanno paura di andare in ospedale è il medico di base che deve segnalare. Stiamo creando le unità di continuità assistenziale, potrebbero essere loro a fare i tamponi a domicilio. Poi se c’è bisogno di andare in ospedale abbiamo dimostrato che un letto siamo in grado di trovarlo. La gente ha paura di andare in ospedale perchè la situazione è critica e sta in casa finchè non ce la fa più: ma i tamponi a chi ha sintomi gravi vengono fatti”. 

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