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Lo sfogo

Il dipendente comunale: “Io, malato, e quei tanti appelli a restare a casa caduti nel vuoto”

L'amara lettera di un impiegato all'Ufficio Anagrafe in Valle Seriana

Un dipendente all’Ufficio Anagrafe di un Comune della Valle Seriana ha pubblicato sui social network un’amara lettera in cui racconta la sua esperienza durante l’emergenza coronavirus.

“Ripenso con frustrazione a quando, nonostante l’appello di restare a casa, le persone venivano in Comune per rifare le carte d’identità con i loro figli che erano a casa da Scuola. Carte d’identità scadute anche da anni. Ricordo quando nonostante avessi messo i cartelli per informare la gente di restare a casa le persone leggevano l’avviso e passavano oltre. Rifletto sul perché la gente veniva allo sportello venendo in contatto con gli operatori dei servizi funebri e i parenti dei defunti malgrado avessimo predisposto percorsi alternativi. Tutti a stringersi le mani ed abbracciarsi per fare le condoglianze nonostante venisse detto di stare ad almeno un metro. E se con fare un po’ deciso facevi presente di rispettare le regole venivi guardato male, come quando abbiamo “toppato” le aperture per non contaminare gli altri (in quanto noi siamo stati più esposti di altri).

Ricordo quando il Comune è stato chiuso e la gente protestava perchè voleva lo stesso ritirare la carta d’identità/passaporto che gli sarebbe servita dopo 3 mesi.

Adesso io sono ammalato con la febbre, tosse e male al petto con fitte atroci mentre mia mamma è allettata attaccata all’ossigeno da dieci giorni. Ha la polmonite bilaterale interstiziale. Andrebbe portata in ospedale ma ADESSO NON CI SONO POSTI e prima ti veniva consigliato di non andare perché se non aveva il covid sarebbe stata infettata. Passi momenti in cui credi che possa migliorare ad altri in cui vedi tua madre collassare e rigirare gli occhi e pensi “qui tutto è andato”. Si sta debilitando perché, in pratica, è da 10 giorni che non mangia quasi niente ed adesso siamo stati messi in quarantena.

Oggi sono riuscito a trovare un medico che verrà a visitarla. Vorrei ringraziare l’ASL che ha istituito una equipe che visita i degenti a casa.

Rivolgo un pensiero agli operatori del settore funebre che conosco e che ho sentito in questi giorni: malgrado siano distrutti ed evidentemente stressati mantengono la loro encomiabile professionalità.

Ma soprattutto vorrei ringraziare i miei colleghi che in questo momento delicato stanno portando avanti ancora il lavoro facendo il proprio dovere. Ragazze, vorrei essere con voi, capisco il carico di lavoro che state sopportando e mi sento afflitto per non essere lì ad aiutarvi. SIETE STUPENDE. Saluto anche le colleghe di Vertova che per per la loro professionalità sono stimate ed apprezzate da molti colleghi della bergamasca ed oltre.

Ultima cosa RESTATE A CASA – RESTATE A CASA – RESTATE A CASA e se avete TOSSE o FEBBRE e uscite siete DEGLI ASSASSINI. Scusate lo sfogo (sono un po’ stressato anche io). Ho scritto questa lettera di getto non volendo offendere nessuno ma cercando di far riflettere le persone”.

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