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Emergenza coronavirus

Perché dobbiamo sentirci italiani solo quando si vincono i mondiali di calcio?

Non vi siete emozionati nel vedere medici e infermieri cantare l’Inno insieme a tutta l’Italia? Io personalmente sì e ho percepito la voglia di vincerla questa partita.

Covid-19 viene ancora definito come una “brutta influenza”. Viene ancora sottovalutato dalle altre nazioni nonostante ciò che è successo in Cina e ciò che sta succedendo in Italia come nel resto del mondo. Per un medico inglese è una scusa degli italiani per smettere di lavorare, per altri ancora è causa di sofferenza e della morte dei propri cari e conoscenti.

In questo momento tutti noi dobbiamo restare a casa; quante volte in queste settimane lo abbiamo sentito dire? Eppure c’è qualcuno che ancora fa finta di non capire e continua ad uscire senza rispettare le regole.

C’è anche una parte d’Italia che ha capito, che resta a casa per rispetto di chi negli ospedali ci lavora e mette a rischio la propria vita per combattere questo virus. Il numero di contagiati lo sappiamo, cresce di ora in ora e purtroppo crescono anche le sue vittime. Ci viene data speranza dalle persone guarite da questo inferno.

In tutta questa situazione di estrema sofferenza sono nate delle iniziative collettive come cantare, applaudire o illuminare le nostre case per qualche minuto della giornata al fine di sentirci tutti uniti.

Ma come in ogni cosa bella, sono arrivate anche delle critiche: “Tanto non servirà a niente”. Ne siete davvero così tanto convinti?

Un sorriso nasce nel vedere i bambini che colorano arcobaleni colmi di speranza e che corrono ad appenderli in giro per casa; un segno di maturità è cantare l’Inno a squarciagola dai balconi delle case per farci forza a vicenda e non solo quando l’Italia vince i mondiali di calcio. Applaudire il più forte possibile e emozionarsi pensando a ciò che medici e infermieri stanno facendo ininterrottamente da settimane e che noi possiamo solo immaginare tramite uno schermo del televisore e dei nostri cellulari.

Tutte queste iniziative sono piccoli gesti di solidarietà e ringraziamento; accendere una candela alla finestra guardando il cielo pieno di stelle e rivolgere un pensiero, una preghiera a chi sta salvando vite umane senza sosta, a chi ha perso una persona cara senza poter nemmeno salutarla è un gesto di civiltà.

C’è una parte d’Italia che è consapevole di che cosa sta accadendo là fuori e che sta cercando dalle quattro mura domestiche di mandare dei segnali positivi attraverso queste piccole azioni quotidiane; comportamenti che ci spronano a creare tutti insieme speranza, speranza che tutto andrà bene e che alla fine di tutto questo avremo la forza di raccogliere i pezzi per andare avanti più forti e consapevoli di prima e festeggeremo più uniti e felici di quando si vincono i mondiali di calcio.

Non vi siete emozionati nel vedere medici e infermieri cantare l’Inno insieme a tutta l’Italia? Io personalmente sì e ho percepito la voglia di vincerla questa partita.

Bergamo è una delle zone maggiormente colpite; gli ospedali sono al collasso e la città è deserta ma ricca di striscioni e frasi di incoraggiamento. Quando tutto questo finirà ripercorreremo il Sentierone, le Mura e ci ritroveremo fra il traffico cittadino in Piazza Vecchia e nelle università. Riavremo la nostra quotidianità che ora più che mai ci manca e avremo ancor più voglia di viverla questa vita. Forza Bergamo, forza Italia!

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