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La lettera

Il grido di dolore del Pronto Soccorso di Seriate: “Aiuto, siamo stremati”

Scrivono i dipendenti del Pronto Soccorso di Seriate: "Ormai siamo un ospedale infetto. Abbiamo 18 sanitari ammalati, alcuni sono morti, altri sono gravi. Noi stessi, che operiamo in questa struttura, non siamo nemmeno mai stati sottoposti al tampone perché viene eseguito solo in caso di reale sintomatologia".

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di alcuni dipendenti del Pronto Soccorso dell’Ospedale Bolognini di Seriate. 

Caro direttore,
le scriviamo queste righe come dipendenti del Pronto Soccorso dell’Ospedale Bolognini di Seriate.

Questa non è una lettera: è un grido di dolore. È un appello a non lasciarci soli. Nessuno strumentalizzi le nostre parole a fini politici o polemici.
Noi chiediamo solamente di essere ascoltati e aiutati. Perché da quando è iniziata questa tragedia, nessuno ha mai parlato del Nostro Pronto Soccorso.

La verità è che qui siamo allo stremo delle forze.

Già prima del 21 febbraio, data che segna ufficialmente il primo caso di Covid 19, all’ospedale di Alzano Lombardo sono arrivate in Pronto Soccorso delle brutte polmoniti. Da quel giorno l’ospedale di Alzano ha chiuso il Pronto Soccorso e il reparto di Medicina dirottando sull’ospedale di Seriate tutte le emergenze e i pazienti.

Da allora siamo stati travolti da uno tzunami, stiamo annegando, siamo al collasso da giorni.
Abbiamo utilizzato tutti i reparti per mettere i pazienti positivi al Coronavirus, a parte la neonatologia e l’ostetrica, tutti i letti disponibili sono stati trasformati in Covid 19.
Il Pronto soccorso di Seriate è stato stravolto: sono stati posizionati letti con i pazienti in tutti gli anfratti, nella sala d’attesa, nella tromba degli ascensori, nei corridoi. La nostra stanza di terapia intensiva a due letti adesso contiene sei barelle con pazienti gravi. Si deve sapere che i pazienti che arrivano stanno tre o quattro giorni in Pronto Soccorso sulle barelle prima di trovare un posto nei reparti.

Ormai siamo un ospedale infetto. Abbiamo 18 sanitari ammalati, alcuni sono morti, altri sono gravi. Noi stessi, che operiamo in questa struttura, non siamo nemmeno mai stati sottoposti al tampone perché viene eseguito solo in caso di reale sintomatologia.

All’inizio anche noi ci siamo trovati di fronte ai pazienti senza protezioni adeguate. Alcuni dei nostri Medici, la nostra caposala e molti colleghi hanno accusato febbre e difficoltà respiratoria e solamente allora sono stati sottoposti al tampone. Ma tutti gli altri di noi che hanno lavorato al loro fianco, non siamo stati sottoposti a nessun accertamento. E continuiamo a lavorare. E a fine turno torniamo a casa, dalle nostre famiglie non sapendo se stiamo a nostra volta diffondendo questo virus.

Siamo soli, abbandonati, con i presidi contati. Non abbiamo una struttura sanitaria come il Papa Giovanni in grado di sopportare questo stravolgimento.

Però, caro Direttore,vorrei che si sapesse che non è vero che i pazienti vengono lasciati morire da soli. Lì dentro diventiamo i fratelli, le sorelle, il prete che dà loro una carezza, una assicurazione e anche una preghiera prima di morire. Nessuno malato di Covid 19 è stato abbandonato. Abbiamo pianto per loro come avremmo fatto per un nostro genitore.

A noi però adesso mancano le forze. I turni stressanti, i riposi mancati: tutto è saltato da oltre un mese e ci troviamo di fronte un carico di lavoro per i prossimi mesi che sappiamo di non essere in grado di reggere con queste forze. Si mandino medici, personale, tute ermetiche.

La nostra situazione è disperata, sappiamo che anche tutti gli ospedali della nostra provincia sono provati, ma ripetiamo il nostro appello: aiutateci. Non lasciateci soli. Aiutateci a ricoverare i malati nei reparti. Mandateci medici, personale e materiale.

Lettera firmata

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