“Rivolgo un appello a medici e infermieri in pensione da due anni e a coloro che pur pensionati continuano a lavorare in strutture private: dateci una mano. Credo che con la collaborazione di questi professionisti potremmo dare risposte più importanti e realizzare i progetti di cui abbiamo fin qui parlato”. È il primo appello del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana nell’ormai consueto appuntamento con i giornalisti della tarda mattinata. “In un momento di necessità della nostra regione e del nostro Paese credo che chi ha svolto un ruolo importante come medico o infermiere debba sentire la necessità di mettersi a disposizione di quella missione che ha svolto per tanti anni nella sanità pubblica. C’è una mail per chi fosse disponibile: perlalombardia@regione.lombardia.it”, spiega poi.
Quindi un secondo appello che è anche una promessa: “Alzerò i toni, ve la faremo capire anche con le cattive: i numeri del contagio non si riducono. STATE A CASA, fate un sacrificio per salvare le vite: ogni uscita è un pericolo per voi e per gli altri. Se si dovesse andare avanti chiederemo al Governo provvedimenti ancor più rigorosi”.
Quindi il governatore spiega che “si vedono movimenti per ventilatori e respiratori: qualcosa si muove e qualcosa arriva. Tanti Paesi si stanno muovendo: ho ricevuto telefonate di vicini e partner europei che dimostrano attenzione alla situazione lombarda”.
Infine sull’ospedale alla Fiera di Milano e su alcune polemiche che stigmatizza: “Stiamo lavorando intensamente sul nuovo ospedale: portiamo modifiche progettuali per far coesistere esigenze strutturali con esigenze sanitarie. Il lavoro sta andando avanti bene, la speranza è di riuscire ad arrivare a breve alla realizzazione è sempre più concreta. Ciò non toglie che noi stiamo continuando a rinforzare anche le rianimazioni dei singoli ospedali. Qualcuno diceva che i respiratori sarebbero stati sottratti agli ospedali delle altre città: non è vero, sono due progetti autonomi. Oggi ne dovevano arrivare 24 o 40, appena arrivano verranno distribuiti sul territorio ai vari ospedali lombardi”.
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