• Abbonati
La lettera

Camilla, 13 anni e mamma medico in ospedale: “Mi manca e riscopro il valore della famiglia”

La mamma è medico al Papa Giovanni di Bergamo, da un mese ormai in prima linea a dedicare il proprio tempo e le proprie energie alla cura dei malati da coronavirus. Con sacrifici suoi e dei suoi cari, come la sua Camilla...

Lei è Camilla, una ragazzina di 13 anni. La sua mamma è medico all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, da un mese ormai in prima linea a dedicare il proprio tempo e le proprie energie alla cura dei malati da coronavirus. Con sacrifici suoi e dei suoi cari, come la sua Camilla. Che ha messo nero su bianco le proprie sensazioni. 

Viviamo in una società di ipocriti, di finti valori predicati e non praticati. Soffochiamo in un mondo di conformisti, i quali per ottenere l’accettazione di altri si adeguano ad una visione acritica di idee, persone e valori. Abitiamo in una comunità individualista, la quale tende a sostenere e a far prevalere le esigenze individuali rispetto a quelle collettive, ma sopravviviamo. Perché?

Perché a questo mondo esistono anche persone come Alice, le quali sono la benzina che ci permette di andare avanti, persone in grado di infondere gioia nelle nostre anime rammentandoci le cose belle dell’esistenza anche negli angoli bui di questo mondo. In un momento come questo, alcuni scarabocchiano su fogli sgualciti di carta cercando di non pensare al problema finché non si pone davanti a loro, altri utilizzano, come Alice, la musica cercando di trasportarsi in un mondo migliore dove ci si può esprimere e sognare, altri ancora, come me, pensano, pensano a come in un tempo così ristretto si sia ribaltato tutto, a come anche solo un semplice abbraccio ora può essere letale, a come tutto si sia rallentato, modificando il “piccolo mondo di ciascuno”.

In questo periodo tutti i miei amici sono a casa con le proprie famiglie a tenersi compagnia, io no. Mia madre è in prima linea, lavora tutto il giorno in ospedale, cercando di tenere in vita quei corpi pallidi rinchiusi in una scatola di vetro.

Se mi manca? In ogni istante, ma è grazie a questa situazione se ho riscoperto il valore della famiglia, un valore che ho sempre sottovaluto, da me spesso definito banale e pensare che ora mi ritrovo a contraddire la “me” di qualche settimana fa è alquanto bizzarro. Ho riconquistato la lucidità, che sempre la “me” di qualche tempo fa, aveva smarrito in qualche cassetto della mia affollata mente, scordando e perdendo la trasparenza e la determinazione che ho sempre pensato di possedere.

Accettare la realtà può essere considerata un’arte e noi siamo i pittori della nostra vita, ma non tutti sono in grado di decifrare “quest’arte”, chi perché vede, ma si finge cieco perché accettarla gli costerebbe più che ignorarla, chi perché vede o tutto bianco o tutto nero e in momenti come questi il nero prevale e chi invece perché vive con la classica frase “tanto prima o poi passerà” che anche quando tutto sarà solo un remoto ricordo, quest’ultimi non avranno imparato nulla se non a ripetere, come degli aggeggi meccanici, la solita frase.

Io credo che una volta che si è tratto un insegnamento o una volta che si ha riconquistato qualcosa che precedentemente si aveva perso, sia poi a dir poco impossibile tornare agli atteggiamenti che si avevano prima.

Ammetto però che poter stringere tra le braccia le persone che amo, mi manca.

Mi manca guardare la mia serie preferita abbracciata sul divano con mia madre, mi manca poter baciare le persone a cui tengo di più e solo ora mi rendo conto di come anche solo una carezza riusciva a cambiare il mio umore persino nelle giornate più cupe.

Mi sento però parte di una “collettività”, alquanto numerosa, ovvero i miei cugini, loro mi stanno facendo trascorrere dei giorni inaspettati e ai quali posso dire di non essere abituata, giochi da tavolo insieme, tutte le sere classici film degli anni ’80 e tutto ciò mi sta facendo sentire parte di un qualcosa ancora non del tutto spiegabile a parole.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
leggi anche
bara
I dati
Coronavirus a Bergamo, in una settimana 330 morti, 14 volte in più rispetto a un anno fa
Silvio Garattini
L'intervista
Coronavirus, Garattini: “Il picco previsto domenica, presto risultati sul farmaco anti artrite”
A generica
La vicinanza
Papa Francesco chiama il vescovo di Bergamo: “È colpito dal dolore per i tanti defunti”
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI