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Bergamo

Papa Giovanni, occupati tutti gli 80 letti di terapia intensiva: pronti 12 di degenza

Per i malati che avranno bisogno di ventilazione ed ossigeno si farà ricorso alla rete delle terapie intensive italiane

Sono tutti occupati gli 80 letti di terapia intensiva riservati ai pazienti ricoverati in gravi condizioni per il Coronavirus all’ospedale Papa Giovanni XXII di Bergamo.

La drammatica situazione, confermata da fonti ospedaliere, è stata registrata martedì. Per i malati che avranno bisogno di ventilazione e ossigeno si farà ricorso alla rete delle terapie intensive italiane. Nel pomeriggio c’è stato il primo trasferimento di un paziente grave in un’altra struttura.

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Nel frattempo al Papa Giovanni sono stati ricavati 12 nuovi posti letto di degenza in un reparto di degenza che finora non era stato toccato dalla riorganizzazione: questo il numero che rappresenta lo sforzo immenso che l’ASST sta mettendo in campo nella lotta al Coronavirus.

Letti che vanno ad aggiungersi agli 80 posti in Terapia intensiva, ai 370 occupati da pazienti positivi al Covid e a quelli con pazienti in attesa del referto del tampone. In tutto oltre 400 pazienti, compresi i ricoverati a San Giovanni Bianco, in Valle Brembana.

I pazienti trasferiti nella giornata di martedì sono stati 15 con sintomi lievi, due dei quali provenienti da San Giovanni Bianco, destinati a strutture socio sanitarie, 1 paziente intubato inviato fuori provincia.

Resta drammatica la situazione del Pronto Soccorso, che lunedì ha registrato 39 ricoveri e 6 trasferimenti all’Istituto Palazzolo e martedì vede altrettanti pazienti trasferiti e almeno 40 nuovi ricoverati.

Dopo l’arrivo del personale militare nella giornata di lunedì, sono 12 gli operatori della Croce Rossa arrivati al Papa Giovanni, di cui 4 infermieri, ma i numeri sono in continua evoluzione e altri sono attesi.

I medici e gli psicologi del Dipartimento di Salute Mentale e della Psicologia offrono un supporto psicologico agli operatori che lo richiedano.

“Oggi sono iniziati anche degli incontri di debriefing – spiega il direttore sociosanitario Fabrizio Limonta -, con 5/6 persone al massimo e nel rispetto delle norme di sicurezza. Si tratta di un contributo per cercare di alleviare la pressione a cui tutti i nostri operatori sono sottoposti da settimane”.

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