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Decreto cura italia

Coronavirus, Uil: “Bene gli ammortizzatori, ma ora si fermino le aziende”

L’invito del Segretario Generale della Uilm Bergamo-Cremona Emilio Lollio

Il decreto c’è, quindi la Uilm invita le aziende ancora aperte a valutare seriamente la chiusura per salvaguardare al massimo la salute dei propri dipendenti. Arriveranno gli ammortizzatori sociali a rendere economicamente meno pesante la situazione”.

Questo l’invito di Emilio Lollio, Segretario Generale della Uilm di Bergamo-Cremona, in seguito alla firma del decreto Cura Italia a cura del Presidente del Consiglio di Ministri Giuseppe Conte.

In caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa per eventi riconducibili all’emergenza coronavirus – prevede il decreto – i datori di lavoro possono presentare domanda di concessione di cassa integrazione ordinaria: la durata massima è di nove settimane, può partire dal 23 febbraio e comunque deve terminare entro il mese di agosto.

“Non solo – precisa Lollio -. Le aziende che avevano già attivato il trattamento di integrazione salariale straordinaria possono comunque fare domanda: in questo caso, la cassa integrazione ordinaria sostituisce quella straordinaria”.

I presupposti per fermare le attività quindi ci sono tutti: “La salute, soprattutto quella pubblica, è la cosa più importante in assoluto. Le grandi aziende come la Lucchini RS, la Brembo, la Evoca, quest’ultima prorogando di una settimana rispetto a quanto deciso inizialmente, e altre aziende di medie dimensioni hanno chiuso. Alla Tenaris lavorano solamente una trentina di dipendenti volontari per produrre bombole per l’ossigeno indispensabili in questo periodo di emergenza sanitaria, mentre il resto della produzione è ferma. Altre realtà proseguono nella produzione con marcia ridotta anche a causa dell’assenteismo dei dipendenti, molti dei quali, preoccupati per la propria salute e per quella dei familiari, hanno aperto malattia. L’invito è quindi quello di fermarci tutti, in attesa che questa emergenza, che ha duramente colpito il territorio bergamasco, possa rientrare. Grazie agli ammortizzatori anche le piccole-medie imprese, quelle che magari patirebbero maggiormente la chiusura, possono comunque affrontare la chiusura in modo più sereno”, conclude il Segretario.

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