Giulio Piovaccari dell’agenzia Reuters ha intervistato il vice presidente esecutivo di Brembo Matteo Tiraboschi sulla ricaduta economica delle misure per contrastare l’espandersi del contagio da Coronavirus dopo il pacchetto di misure varato domenica dal governo, che estende a tutte le regioni d’Italia i vincoli sul movimento dei cittadini.
Ulteriori restrizioni per contrastare la diffusione del coronavirus in Italia significherebbero lo stop della produzione nel nord del Paese e comporterebbero una seria minaccia per il settore auto globale.
Al momento però restano consentiti gli spostamenti per ragioni di lavoro, cosa che permette a gran parte degli impianti manifatturieri del paese di proseguire l’attività e alle merci di essere consegnate.
Tuttavia dalla Lombardia — cuore della diffusione del coronavirus in Italia — è giunta la richiesta di provvedimenti ancora più stringenti.
Il vice presidente esecutivo di Brembo spiega che la produzione italiana del gruppo — con sede a Bergamo — non ha al momento subito impatti, ma che la situazione è praticamente al limite.
“Se penso ad eventuali altre misure, non posso che pensare a un fermo del trasporto merci e degli spostamenti dei lavoratori – afferma. – Questo vorrebbe dire fermare la produzione in Italia”.
“Le ricadute sarebbero enormi per tutto l’automotive, visto che i componenti auto prodotti nel nord Italia sono utilizzati da metà delle case automobilistiche mondiali”, ha aggiunto.
Tiraboschi ha poi chiesto che ogni eventuale misura sulla produzione manifatturiera, in risposta al virus, sia coordinata a livello europeo.
“Adesso è l’Italia che rischia il fermo produttivo; poi potrebbe essere il turno della Francia e poi probabilmente della Germania. Così rischiamo di triplicare i tempi delle problematiche economiche europee: meglio eventualmente chiudere tutti insieme subito” spiega.
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