È il primo lunedì con le nuove restrizioni contro il Coronavirus, anche a Treviglio.
Molte saracinesche dei negozi sono abbassate: è sempre così il lunedì mattina, considerato per la maggior parte dei commercianti è uno dei pochi momenti di riposo. Ma tante di queste saracinesche rimarranno chiuse pure nel pomeriggio.
“Scelte personali” fanno sapere dall’amministrazione comunale. In effetti le restrizioni non vietano a nessuno di vendere, a patto che vengano rispettate alcune precise e semplici regole.
Anche i bar non sono tutti aperti. Chi ha deciso di aprire cerca di farlo notare, con grandi cartelli attaccati sulla porta d’ingresso. Difficilmente, comunque, farà grandi affari.
La gente, infatti, è poca tra le vie del centro. Qualcuno passeggia con la mascherina, altri con la sciarpa portata protezione di naso e bocca, mentre la coppia più temeraria cammina tenendosi per mano.
Nelle farmacie si entra una persona per volta. Il resto dei clienti resta fuori dalla porta, in coda, rigorosamente distanziato almeno un metro da chi lo precede e da chi lo segue.
La vita sembra (quasi) scorrere come se nulla fosse per chi ha scelto di uscire di casa, ma in realtà pure qui a Treviglio si respira un clima da realtà surreale. Chi incontra dei conoscenti si ferma, ma la chiacchierata (fatta sempre a debita distanza, sembra venire ormai automatico a tutti) inizia sempre da lì, dal Coronavirus.
“I commercianti si stanno attenendo a quelle che sono le direttive arrivate dal governo – spiega Gabriele Anghignoni, presidente dell’Associazione Commercianti Trevigliesi -. C’è chi ha scelto di aprire e chi di tenere chiuso il proprio bar o il proprio negozio: si tratta di una scelta personale. A mio parere, però, e qui parlo da cittadino italiano e non da presidente dei commercianti, andrebbe chiuso tutto perché la salute pubblica vale più di ogni altra cosa e non può essere messa a paragone con dei calcoli economici”.
“Abbiamo gli ospedali pieni – continua Anghignoni -, questo è l’unico aspetto che guardo in un momento di emergenza. E mi chiedo: ha senso che i negozi restino aperti?”.
“Treviglio sta vivendo questo momento con preoccupazione e buonsenso – spiega il vicesindaco Pinuccia Prandina -. Ci sono delle regole che devono essere rispettate, e in giro vedo che tutto sta funzionando come ci è stato chiesto di fare”.
A Treviglio l’amministrazione comunale ha costruito una serie di iniziative per aiutare anziani e disabili in questo momento particolare: “Per farlo – spiega Prandina – abbiamo chiesto una mano ai trevigliesi, che hanno risposto ovviamente presente: in meno di due giorni abbiamo ricevuto dodici candidature per lavorare a titolo gratuito a favore di queste iniziative. Insomma, i trevigliesi si sono dimostrati ancora una volta magnifici”.
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“Il mio grande grazie – conclude il vicesindaco – va a tutte quelle persone che tramite il loro volontariato stanno aiutandoci a portare avanti i servizi che non possono mancare in questo momento di emergenza, penso alle associazioni, all’Auser, agli assistenti sociali: grazie”.
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