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Domenica sera

Coronavirus, rischio contagio e taglio colloqui: rivolta anche nel carcere di Bergamo

Una mobilitazione ormai su scala nazionale, che ha già fatto sei vittime negli altri penitenziari. In via Gleno i detenuti hanno rumoreggiato per un'ora

Anche nel carcere di via Gleno a Bergamo domenica sera è scoppiata la protesta legata al Coronavirus. Una mobilitazione ormai su scala nazionale che ha già fatto tre vittime solo nella casa di detenzione di Modena e sta creando panico in altri penitenziari tra la Lombarda, l’Emilia Romagna ma anche nel sud d’Italia. Il bilacio totale è di sei decessi.

Le rivolte nascono dalla paura di quel che sta succedendo fuori. Si teme il contagio da Covid 19 e si temono limitazioni ai contatti con i propri cari con il taglio dei colloqui. E la paura, quando non puoi fare nulla, si trasforma in rabbia, protesta. In qualche caso rivolta.

Il caos nelle carceri italiane è partito nei giorni scorsi da quello di Salerno per poi estendersi a Modena, Napoli, Frosinone. Coinvolte anche le case circondariali di Vercelli, Alessandria. Modena, Genova e Foggia. A Napoli hanno partecipato alla protesta anche i parenti dei detenuti.

La mobilitazione nella struttura bergamasca si è mantenuta su toni più bassi. Intorno alle 21 alcuni detenuti (circa un quinto del totale), come si sente dal video, hanno iniziato a rumoreggiare, urlando e battendo alcuni oggetti sulle sbarre.

Una forma di solidarietà dopo aver appreso le notizie provenienti dalle altre carceri. Nel giro di un’ora la protesta è rientrata senza la necessità di un intervento delle forze dell’ordine. Non si registrano feriti o danneggiamenti.

La rivolta nel resto d’Italia è stata più drammatica. “I morti sono sei: tre sono deceduti prima del trasferimento al carcere di Modena, altri tre nelle carceri dove nel frattempo avevamo trasferito altri detenuti”, ha detto ad Agorà Francesco Basentini, capo dell’amministrazione penitenziaria.

“Tutto è partito da Salerno, poi la rivolta ha seguito un tam tam su tutto il territorio italiano. Il motivo è legato alla richiesta di colloqui, si chiedeva che il personale medico restasse anche di notte coi detenuti”, ha aggiunto Basentini.

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