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On the road

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Campagnola e quelle cascine e ville, vestigia del passato

I confini invalicabili della circonvallazione e dell’asse interurbano l’hanno, per così dire, protetta, più che soffocarla

Proseguiamo il nostro pellegrinaggio tra i quartieri della cintura esterna del comune di Bergamo: quartieri un po’ dimenticati, quartieri attraverso cui, di solito, si passa in fretta, per raggiungere le grandi arterie di transito.

Quasi tutti questi quartieri hanno storie simili e simile sviluppo: un primitivo, piccolo e a volte minuscolo, insediamento, simile a un paesino, di solito sorto intorno alla parrocchiale e, in epoca relativamente recente, cresciuto a forza di immigrazioni o di dilatazione della città.

Campagnola, pur ricalcando, per certi versi, questo schema, si discosta, almeno in parte, dal destino degli insediamenti confinanti: per cominciare, il suo sviluppo è avvenuto qualche anno prima, rispetto al loro, fatte salve le campagne trasformate in abitazioni negli ultimi quindici anni, nel cosiddetto “rione dei poeti”, che rappresenta uno iato nella fisionomia del quartiere.

Quanto alla Campagnola primigenia, i confini invalicabili della circonvallazione e dell’asse interurbano l’hanno, per così dire, protetta, più che soffocarla.

Così, la vecchia Campagnola, sviluppatasi intorno alla grande “T” formata dalla via per Zanica e l’asse via Gasparini/via Campagnola, ha un carattere più definito, più legato alla tradizione del nostro territorio.

Per cominciare, lungo via Gasparini, conserva qualche vestigia del passato, quando le nobili famiglie orobiche scendevano dal Colle, per passare l’estate in quella che ieri era campagna, e oggi è periferia: qualche villa, magari non di primissimo livello e qualche cascina, le cui pertinenze ci parlano di un’epoca quasi felice. Tra queste, la sede sezionale dell’Associazione Nazionale Alpini, bellissimo donativo di un’aristocratica dama, evidentemente innamorata di noialtri bipedi pennuti.

Poi, quasi sommersa dal flusso ininterrotto di automobili, la chiesa di San Giovanni Battista, con accanto un nucleo abitato restituito all’antica bellezza, fatto di una cascina e della roggia, che formano un bellissimo colpo d’occhio.

E, poi, c’è il notevolissimo centro socio-religioso: un valido esempio di ruderi sorti a nuova vita.

Infine, c’è il quartiere di mezzo, quella che era Campagnola per i Bergamaschi, fino a qualche lustro fa: villette ordinate e modeste, palazzine, piccoli condomini, che parlano di esistenze laboriose, di gente normale, di strade in cui ci si conosce tutti, proprio come nei paesi.

Basta affacciarsi fuori dei confini di questa isoletta tranquilla per incappare nel traffico fracassone e furioso della circonvallazione o per finire nei grandi rondò dell’asse, che parlano di Milano, di autostrade, di velocità.

Ma a Campagnola, per ora, il tempo scorre ancora a misura d’uomo: certo, mancano i servizi, ma quelli li si può trovare a un tiro di schioppo. D’altronde, non si può avere tutto, a questo mondo…

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