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La raccolta

Da Bergamo materiale igienico-sanitario alle donne del campo rifugiati di Moria in Grecia

Il sindacato di via Garibaldi ha attivato negli ultimi giorni una raccolta di materiale e aiuti per tentare di alleviare le gravissime difficoltà delle ragazze e delle donne residenti nel centro di identificazione/hot spot europeo di Moria sull’isola greca di Lesbo

Niente celebrazioni in piazza, visto il rischio di contagio, ma ugualmente la Cgil di Bergamo ha voluto dare un segnale forte e concreto in occasione della Giornata Internazionale delle Donne in questo 8 marzo così particolare.

Il sindacato di via Garibaldi ha attivato negli ultimi giorni una raccolta di materiale e aiuti per tentare di alleviare le gravissime difficoltà delle ragazze e delle donne residenti nel centro di identificazione/hot spot europeo di Moria sull’isola greca di Lesbo, quello che in assoluto versa nelle peggiori condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza in tutto il continente.

“Malgrado il momento difficile che stiamo vivendo a causa dell’epidemia di Covid-19 e che ci vede impegnati su diversi fronti, organizzativi come di sensibilizzazione e salvaguardia dei diritti dei lavoratori, non abbiamo voluto venir meno a un impegno che consideriamo di grande valore, quello di fare la nostra parte ai confini dell’Unione europea” ha detto Gianni Peracchi, segretario generale della CGIL di Bergamo. “Così, utilizzando tutte le accortezze necessarie per la raccolta in sicurezza del materiale, siamo riusciti a mettere da parte per la spedizione in container centinaia di prodotti. Molte sono anche le donazioni in denaro ricevute”.

Durante la raccolta, proprio dall’isola di Lesbo, sono giunte notizie terribili: atti di minaccia contro richiedenti asilo e rifugiati da parte di frange estremiste della popolazione locale e di gruppi di estrema destra greca, azioni di vandalismo contro volontari e ONG, tentativi di non far attraccare gommoni lungo le coste.

Nei giorni scorsi un bambino ha perso la vita per il capovolgimento dell’imbarcazione su cui stava viaggiando con altri migranti. E, ancora, sospensione illegittima del diritto di richiedere asilo politico in Grecia (a seguito della crisi in corso ai confini con la Turchia), negazione di soccorso e addirittura uso di munizioni reali contro i migranti.

“Ringraziamo le svariate decine di cittadini che hanno contribuito alla nostra iniziativa, come anche molti delegati sindacali e lavoratori in diverse aziende della provincia” ha aggiunto Luisella Gagni che per la segreteria della CGIL di Bergamo segue le politiche di genere. “Dopo aver chiesto direttamente agli operatori attivi nel campo rifugiati di Moria quali fossero le reali necessità e cosa potesse essere davvero utile inviare, abbiamo raccolto diverse centinaia di prodotti di igiene intima femminile (salviettine intime, slip in cotone, assorbenti igienici e salvaslip, test di gravidanza, sapone intimo). Ora che la raccolta è pressoché conclusa, entrerà in gioco l’associazione italiana We Are onlus, che ha già un canale sperimentato di invio degli aiuti a Lesbo e che ha deciso di compartecipare alle spese di spedizione del container e che per questo ringraziamo. La destinazione finale sarà l’ONG Rowing Together, preziosa organizzazione con personale sanitario volontario, ostetriche e ginecologhe che attualmente, dopo aver allestito una clinica all’ingresso del campo, lavorano a un progetto di salute delle donne a Moria”.

Il campo di Moria, ideato per fornire 2.800 posti, è occupato oggi da oltre 20.000 persone, soprattutto cittadini afghani e siriani che approdano sull’isola (cioè in Europa) dopo aver lasciato le coste turche. Nel campo si fa la fila per tutto, per mangiare, per andare in bagno, per una doccia. Si trascorre la notte dentro tende estive troppo leggere sotto la pioggia e a temperature che scendono anche sotto lo zero.
Negli ultimi mesi, in quello che è il quinto inverno di apertura del campo, a preoccupare i residenti è la sicurezza: di notte, soprattutto, l’area delle tende è così pericolosa che si rischia la pelle anche solo per andare in bagno. Dunque, per le donne, oltre al fatto di dover affrontare condizioni igieniche terribili, spesso diventa rischioso raggiungere la toilette o la doccia.

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