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Nonostante le raccomandazioni

Valseriana, accalcati agli impianti di risalita in barba a regole e buonsenso

Agli impianti di risalita (ma anche alla piazzola ecologica di Bergamo) si sono formate quegli assembramenti che da settimane scienziati ed esperti chiedono di evitare, assolutamente, per non alimentare il contagio da coronavirus.

Come mostra l’immagine, la giornata di sole ha invitato tanti a scegliere di trascorrere il weekend all’aria aperta. E molti, troppi, hanno puntato sulle piste innevate della Valseriana, Monte Pora e Colere, soprattutto. Col risultato che agli impianti di risalita si sono formate code e assembramenti, quegli assembramenti che da settimane scienziati, amministratori, unità di crisi, chiedono di evitare, assolutamente, per non alimentare ulteriormente il contagio da coronavirus.

Uguale situazione alla piazzola ecologica di Bergamo, certo meno divertente, ma ugualmente frequentata, come segnala un cittadino: “Di solito il sabato è super affollata. Questo sabato non è cambiato nulla”.

Il mancato rispetto delle raccomandazioni, per esempio quella di ridurre i contatti sociali, quella di tenere una distanza di almeno un metro, quella di imparare a starnutire e tossire all’interno del gomito senza spargere l’ormai famoso “droplet” ovvero le goccioline di saliva che ci escono dalla bocca, significa non solo fare un danno a se stessi, ma all’intera comunità.

Soprattutto significa fare un grande regalo al coronavirus, che i primi studi condivisi sulle principali riviste scientifiche (da Lancet e New England Journal of Medicine) descrivono proprio come “bisognoso” di contatti molto ravvicinati per potersi trasmettere. Senza “droplet” e strette di mano la vita, per lui, diventa molto difficile. Ed è esattamente quello che vogliamo.

I principali problemi da affrontare stanno proprio qui: nella responsabilità personale. In fondo si tratta di cambiare le nostre abitudini per qualche settimana, di rendere sempre più difficile al virus trovare un nuovo “ospite” al quale passare. In Italia abbiamo virologi, epidemiologi e tanti altri specialisti di livello mondiale: dobbiamo fidarci di chi queste cose le ha studiate e le studia da anni.

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