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La denuncia

Coronavirus, gli educatori: “A casa da scuola senza alcuna certezza di stipendio”

L'allarme lanciato da alcuni lavoratori delle cooperative Serena, Alchimia e La Persona: "In seguito alla chiusura delle scuole causa Coronavirus non stiamo più lavorando per causa di forza maggiore ma allo stesso tempo non siamo ancora sicuri di percepire soldi, come invece succede per insegnanti e personale ATA".

Tra le categorie che denunciano le maggiori penalizzazioni dalla situazione legata alla diffusione del Coronavirus c’è quella degli educatori. Alcuni di loro, in forza alle cooperative Serena, Alchimia e La Persona di Bergamo, hanno deciso di far sentire la propria voce.

“Siamo impiegati in diverse scuole della Bergamasca – spiegano – Vi stiamo scrivendo per far conoscere la nostra realtà e situazione attuale. In seguito alla chiusura delle scuole causa Coronavirus non stiamo più lavorando per causa di forza maggiore ma allo stesso tempo non siamo ancora sicuri di percepire soldi, come invece succede per insegnanti e personale ATA.

Ebbene sì, pur facendo parte di un progetto educativo nelle scuole di ogni ordine e grado non abbiamo ancora la certezza di una giusta e doverosa retribuzione, come invece otterrà il resto del personale che lavora nella scuola. Il nostro ruolo è fondamentale per l’inserimento e l’integrazione della disabilità, collaboriamo alla programmazione e all’organizazzione delle attività scolastiche in relazione alla realizzazione del PEI (Piano Educativo Individualizzato ndr) e favoriamo il collegamento tra scuola e territorio in funzione del progetto di vita dello studente.

Sappiamo che le nostre cooperative si sono mosse e hanno richiesto l’accesso al fondo d’integrazione salariale. Ovviamente ad oggi non sono ancora arrivate risposte, la cosa certa è che i soldi dell’ultima settimana di febbraio non li vedremo nella prossima busta paga, ma ci ritroveremo comunque a dover affrontare una serie di costi.

Per molti di noi, ovviamente, tutto questo comporta un grosso disagio: così abbiamo deciso di scrivervi per fare conoscere la nostra realtà, perché molti non sanno che nonostante tutto il nostro lavoro e i tanti elogi a inizio anno scolastico, in merito all’importanza del nostro ruolo da parte di rappresentanti del comune di Bergamo, quando l’utente è assente per più di una giornata, noi restiamo a casa non pagati. Ogni anno è davvero un’impresa portare a casa uno stipendio pieno al mese perché tra ponti di vacanza, partenze da parte di utenti stranieri nei paesi di origine, malattie e chiusure per elezioni noi non veniamo pagati, prima giornata di assenza a parte.

Eppure, se ci pensate bene, senza di noi questi ragazzi sarebbero lasciati in balia di loro stessi. Molte volte rappresentiamo quella continuità scolastica che manca invece con alcuni insegnanti di sostegno che sono solo di passaggio o che rifiutano la continuità con determinati bambini da aiutare, perché troppo gravi.

Sperando che qualcuno ci ascolti, ci tenevamo a fare sapere che esistiamo anche noi e che siamo pronti a combattere per i nostri diritti, che dovrebbero essere garantiti come a tutti gli altri lavoratori”.

Un gruppo di educatori delle cooperative Serena, Alchimia e La Persona di Bergamo

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