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Letteratura

Il Premio Strega parla bergamasco grazie al prof Talarico proposto da De Bortoli

Il suo romanzo "Cosa rimane dei nostri amori" proposto da de Bortoli

“Era mezzogiorno passato e a Caccuri la luce si affinava tra i lecci della Villa e i merli del castello con curiose movenze di discreta perlustrazione. Il verso delle ciavule sfiorava le case, soffuso e carico di suoni primaverili. Sembrava che fosse appena finito l’inverno e che potesse essere bel tempo per chissà quanti giorni ancora”.

Inizia così “Cosa rimane dei nostri amori”, il nuovo romanzo di Olimpio Talarico, crotonese di nascita ma bergamasco di adozione, docente del Liceo delle Scienze Umane Paolina Secco Suardo, proposto da Ferruccio de Bortoli per concorrere all’edizione 2020 del Premio Strega.

“Cosa rimane dei nostri amori” racconta una vicenda iniziata nel marzo 1964, a Caccuri, piccolo borgo calabrese in provincia di Crotone. Mentre Jacopo Jaconis, musicista e autore di colonne sonore, è a pranzo con la famiglia, un ragazzo, Saverio Marrapodi, viene trovato sgozzato in campagna. In un’abitazione vicina c’è anche il corpo senza vita di una vecchia e strana zitella, Ermelinda Guzzo, colpita a morte da un unico colpo di arma da fuoco. Quindi il mistero del corpo della fidanzata di Saverio, Silvia Spadafora, di cui non si saprà nulla per molti anni. Il prete di Caccuri, don Marcello Poli, accusa degli omicidi il padre di Jacopo, ex preside del paese e amante della letteratura, una passione quasi maniacale trasmessa ai figli. Jacopo sarà così coinvolto, suo malgrado, in una lunghissima indagine per scagionare il padre dalle accuse, avendo come unico alleato il maresciallo Nisticò, anch’egli convinto dell’estraneità di Amilcare Jaconis.

Sarà per il protagonista uno svelamento lento ma doloroso, che avverrà attraverso confessioni, indizi e tracce lasciati fra i libri, sullo sfondo di un paese che è sempre protagonista, silenzioso e ingombrante.

Olimpio Tallarico

“Tra le pagine di Cosa rimane dei nostri amori – sottolinea De Bortoli – l’autore racconta l’intenso legame tra il borgo crotonese e le storie dei suoi abitanti. Un senso di repulsione e avvicinamento necessario caratterizza questo legame, un legame che ogni lettore riconosce come proprio. Un rapporto denso di amore-odio conduce chi legge a capire il senso del profondo radicamento nei confronti della propria terra, indiscutibile presupposto alla vita di tutti”.

“Il merito di Olimpio Talarico – sottolinea l’ex direttore del Corriere della Sera – è quello di far scoprire ai lettori il proprio passato mentre li conduce tra le strade una Caccuri forte e cruda, calandoli in una lingua complessa e intrisa di termini dialettali. Ed è proprio quando chi legge sarà entrato nel seducente dipanarsi della trama e avrà scoperto i più spietati atti che un uomo è in grado di compiere, che Talarico obbligherà tutti noi a interrogarci: ‘E se fossi io?'”.

Talarico, che dal 1994 vive a Bergamo, ha pubblicato i romanzi “Il due di bastoni”, selezionato tra i 19 finalisti del “Premio Tropea” e finalista del premio “Kriterion città di Avellino”, e “L’assenza che volevo”, oltre alla raccolta di racconti “Racconti fra Nord e Sud” (Rubbettino). Nel 2017 con “Amori regalati” vince la quindicesima edizione del Premio Carver. È tra gli organizzatori del Premio letterario Caccuri, di cui cura la sezione saggistica.

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