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In lombardia

Coronavirus, c’è timore anche in carcere: “Misure di prevenzione insufficienti”

Lo ha detto Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria

“In Lombardia con ci sono solo la “zona rossa” e la “zona gialla”, le scuole, i musei, i cinema, i locali che la Regione vuole che restino chiusi per altri 7 giorni per fronteggiare la diffusione del coronavirus. C’è anche la “zona carcere”, ci sono 19 istituti penitenziari (compresa la sezione femminile di Milano San Vittore) vale a dire circa 9mila detenuti, il maggior numero della popolazione carceraria in una sola regione.  È questo l’ulteriore “fronte coronavirus” che continua a essere sottovalutato perché gestito con provvedimenti estemporanei e senza coordinamento”.

Lo ha detto Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria, arrivato a Milano per monitorare la situazione e incontrare i giornalisti davanti al carcere di Milano Bollate.

Di Giacomo ha precisato che “non ci sono notizie di contagi ma, per ora, di una decina di detenuti in isolamento, alcuni tamponi negativi. Tuttavia, le misure messe in campo nelle carceri non sono sufficienti. Se si dovesse verificare anche solo un contagio, il virus si diffonderebbe al 100 per cento – perché i detenuti vivono in spazi molto stretti – come del resto insegnano le cronache delle carceri cinesi e delle navi crociera, la situazione sarebbe dunque esplosiva, con tutto ciò che comporta l’evacuazione di un carcere sino a 3 mila detenuti”.

Del resto, da una parte si punta a sminuire, come se contro il coronavirus bastasse un’aspirina, e dall’altra si pensa all’allestimento di sezioni quarantena provocando ulteriori allarmismo e tensione. È esattamente quello che non si deve fare per non accrescere la psicosi tra i detenuti incollati alle tv per essere informati sull’evoluzione della diffusione di coronavirus.

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