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La conferenza

Gallera: “La Lombardia propone al governo di prorogare le limitazioni per un’altra settimana”

Anche per le scuole che, per il Pirellone, devono restare chiuse nei prossimi 7 giorni

L’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera “proporrà al Governo di prorogare per un’altra settimana le limitazioni già adottate in Lombardia, dalla zona rossa alle altre aree per continuare a contenere la diffusione del Coronavirus”. Questa la prima novità definita dal Pirellone che attende però le risposte del Governo. Un’idea supportata anche dagli esperti infettivologi presenti, compreso Marco Rizzi, direttore del reparto Malattie infettive dell’ospedale Papa Giovanni XXI di Bergamo. Significa che anche le scuole resteranno per il momento chiuse (è tuttavia possibile mettere in atto delle pratiche di ‘smart learning’, vale a dire di insegnamento online, laddove ve ne siano le possibilità).

“Al momento – spiega la Regione – non ci sono novità per la proroga chiusure o riapertura scuole. Regione Lombardia ha chiesto di continuare la chiusura (e le altre restrizioni) per un’altra settimana, dobbiamo però attendere la risposta del Governo. Lo scopo è quello di continuare con l’isolamento dell’epidemia. Restiamo in attesa di disposizioni dal Ministero. È emerso, tuttavia, che quanto messo in campo sta dando i suoi frutti. Si sta riuscendo a contenere il contagio, e la gratitudine massima è per gli operatori in prima linea”.

Secondo i dati diffusi ad oggi sono 531 i positivi al Coronavirus in Lombardia, di cui 235 ricoverati e di questi 85 in terapia intensiva. A Bergamo si registra all’incirca il 19 per cento dei casi. “La diffusione del virus è circoscritta e l’incidenza è alta solo in alcune aree della regione, pari a circa al 3% della popolazione – ha spiegato l’assessore alla Sanità Giulio Gallera durante la conferenza stampa organizzata per fare il punto sul Coronavirus -. Il Covid-19 per il 90% dei pazienti è facilmente risolvibile, ma nel restante 10% dei casi, soprattutto se anziani o con un quadro clinico compromesso, richiede il passaggio in terapia intensiva. Nelle zone ad alta incidenza, gli ospedali (come Codogno, Lodi, Cremona, Alzano ndr) hanno dovuto affrontare situazioni emergenziali sia per l’elevato numero di casi, sia perché il 10% delle positività riguarda operatori sanitari. Fino a oggi il resto della rete ospedaliera è ancora in grado di dare risposta.

“Dalle prime evidenze – osservano dalla Regione – ogni soggetto positivo trasmette il Coronavirus ad altre due persone. Se la diffusione si estende, gli ospedali andranno in grave crisi non solo per i ricoveri da Coronavirus ma per tutti i pazienti. Infatti, sono numerose le patologie che richiedono il ricorso alle cure intensive ma i posti disponibili sono limitati. Le malattie che richiedono un ricovero in terapia intensiva sono molteplici e possono verificarsi in tutte le eta’; possono interessare i neonati, i pazienti malati da molto tempo o persone che poco prima stavano bene, come i soggetti traumatizzati o quelli sottoposti ad interventi chirurgici difficili ed impegnativi. Per questo è stato necessario adottare le misure restrittive previste dal DPCM del 25 febbraio che, alla luce dei dati ad oggi disponibili, si sono rivelate corrette in quanto consentono di contenere, o perlomeno rallentare, la diffusione del virus”.

“La provincia di Bergamo è coinvolta in uno dei focolai regionali – ha illustrato il direttore Marco Rizzi -. Ad essere coinvolta la Bassa e Media Valseriana, con un focolaio di trasmissione all’ospedale di Alzano, poi nel Comune di Nembro e altre piccole diramazioni. Al momento non risulta coinvolta l’area metropolitana di Bergamo. Stiamo dunque parlando di Comuni con popolazioni limitate, ma nel giro di sei giorni il numero dei casi è in crescita. Al Papa Giovanni abbiamo predisposto cento posti letto per accogliere i pazienti affetti da Coronavirus o sui quali sono in corso accertamenti, ma cento posti non ci bastano più, considerando che sono saturi anche i diciannove posti in terapia intensiva. Con il coinvolgimento degli altri ospedali del territorio riusciamo ad assistere i pazienti, anche quelli senza Coronavirus. Stiamo lavorando su un’ulteriore espansione della nostra capacità di risposta. Contiamo che il prolungamento della misure possa aiutarci a contenere il numero di casi”.

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I DATI AGGIORNATI

Gallera ha anche aggiornato i ‘numeri’: sono stati eseguiti 4835 temponi e il 75% ha dato esito negativo, l’11% è risultato positivo e il 14% è in corso di valutazione. Ad oggi le persone positive sono 531 (il 10% è personale sanitario), di questi 235 sono ricoverati e 85 in terapia intensiva. I decessi di persone con Coronavirus sono 17.

Ecco i dati per provincia:
– Bergamo: 103 pari al 19%
– Brescia: 13, 2%
– Cremona: 123, 23%
– Lodi: 182, 34%
– Monza e Brianza: 6, 1%
– Milano: 29, 5%
– Pavia: 49, 9%
– Sondrio: 3, 1%
– Varese: 3, 1%
in fase di verifica: 20, 4%

LA SITUAZIONE DI LODI

Al Pronto soccorso di Lodi stanno arrivando circa 100 persone al giorno, tutte con un quadro clinico compromesso. Se prima si registravano circa 180 accessi al giorno, oggi hanno una media 100 ma tutti con situazioni compromesse e che arrivano ad un aggravamento molto veloce. Abbiamo subito individuato posti letti in sub intensiva, e 15 pazienti ieri sono stati subito portati a Niguarda, la stessa cosa era successa la sera prima a Cremona.

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