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Coppie miste

Maria e Aris: la bergamasca risparmiatrice e il messicano “Viva la Vida”

Dal 2010 a oggi Maria e Aris ne hanno fatta di strada, ma non è stato semplice: per trovare il proprio equilibrio hanno discusso di soldi, di lavoro, di abitudini, smussandosi a vicenda e imparando l’uno dall’altra.

Quando Maria decide di partire come fotografa per i villaggi turistici non immagina che verrà mandata in Messico, dove conoscerà Aris. Per un anno vivono la loro storia tra sole, mare e splendidi paesaggi, poi la decisione: si va in Italia. Aris compra un biglietto di sola andata, lasciandosi alle spalle il suo Paese e la sua famiglia.

Dal 2010 a oggi Maria e Aris ne hanno fatta di strada, ma non è stato semplice: per trovare il proprio equilibrio hanno discusso di soldi, di lavoro, di abitudini, smussandosi a vicenda e imparando l’uno dall’altra. La bergamasca risparmiatrice e il messicano “viva la vida” hanno capito come incontrarsi a metà strada.

“La sua felicità in Italia dipende da me”, dice Maria: sa che non basta una volta, bisogna scegliersi ogni giorno per rendersi felici.

Come vi siete conosciuti?

Ci siamo conosciuti in Messico, paese d’origine di Aris. Dopo il diploma ho mandato il mio curriculum a un’agenzia che ha il negozio di fotografia dei villaggi turistici, pensavo mi avrebbero sulle coste dell’Italia, invece mi hanno detto “fra dieci giorni parti per il Messico”, per cui è stato abbastanza improvviso e casuale, mia mamma ha preso un “coccolone” però poi l’ha superata.

Sono partita per la prima stagione in villaggio ad aprile 2010, sono poi tornata a novembre 2010, ma sono ripartita per una seconda stagione perché avevo conosciuto lui: lavorava in un altro villaggio quindi avevamo colleghi in comune, così una sera ci siamo incontrati ad una festa. Come succede per tutte le altre coppie, abbiamo iniziato a frequentarci, lui ha spostato il giorno libero per farlo corrispondere con il mio e mi ha promesso di mostrarmi i posti più belli del Messico. La nostra storia è nata così, senza nessuna aspettativa, senza nessun programma: quando meno te lo aspetti, poi succede.

Siamo stati un anno e mezzo in Messico poi, prima di tornare in Italia e di portare Aris con me, sono andata a conoscere la sua famiglia, a Città del Messico. Lui ha fatto le valigie e ha detto “mamma ho preso solo il biglietto d’andata”.

Siamo arrivati in Italia a luglio 2011 e abbiamo proseguito la nostra storia qua. Nei mesi successivi ci siamo trovati di fronte alla difficoltà dei documenti e di tutto quello che concerne la legalità: non ci ho pensato troppo nel momento in cui ho deciso di portarlo con me, se non ci sei mai passato non sai cosa ti aspetta. In quel periodo lui aveva un permesso turistico della durata di tre mesi, una volta scaduto Aris avrebbe dovuto avere un lavoro, e quindi richiedere il permesso di soggiorno lavorativo; l’alternativa era tornare in Messico e rientrare in Italia legalmente col decreto flussi. A mia mamma è venuto un altro “coccolone” perché, dopo tre mesi in Italia, abbiamo deciso di sposarci a dicembre, ero giovane, avevo 24 anni. Lui mi ha detto “io sono qui per te, non ho deciso di andare in un altro continente per una fidanzata qualsiasi”, quindi l’intenzione era comunque di stare insieme seriamente. A posteriori posso dire che fare questa scelta in tre mesi sia stato un po’ azzardato, ma eravamo entrambi accordo, l’abbiamo fatto per ottenere i documenti e continuare a stare insieme. Se fosse tornato a casa sarebbe costato un sacco di soldi, non avremmo saputo quando ci saremmo rivisti, quindi abbiamo messo tutto sui piatti della bilancia e abbiamo detto “ok, facciamolo”. E quindi ci siamo sposati a dicembre del 2011, a dicembre sono 9 anni.

A parte il “coccolone”, tua mamma poi come ha reagito…

Direi bene, nel senso che i miei genitori mi hanno sempre abituata a viaggiare, sono stata due volte in Africa da piccola, i miei sono sempre state persone aperte, anche i colleghi stranieri: 10, 20 anni fa si era meno abituati alla loro presenza, loro invece li hanno sempre invitati a casa quindi non dico che fosse un destino già scritto, ma immagino sicuramente abbia influito, è sempre stata una cosa molto naturale per me. Di conseguenza portare Aris a casa e dire “mamma, ci sposiamo” non è stato un problema per la sua nazionalità, poteva essere italiano così come straniero.

I primi tre mesi abbiamo vissuto a casa con i miei, è stata una convivenza abbastanza difficile: dormivamo in letti diversi nella mia cameretta, era tutto un po’ surreale, però è andata bene. Lui i primi mesi non ha mai lavorato, perché non poteva, però dopo il matrimonio ha iniziato a lavorare praticamente subito.

I miei lo adorano: mio papà è un tipo pacifico, molto buono, mentre mia mamma è sempre un po’ più critica, però dopo i primi mesi, dopo averlo conosciuto la diffidenza svanisce.

Noi siamo stati la prima coppia mista del parentado, quindi effettivamente è stata una cosa nuova. Non nego che ci siano ancora pensieri un po’ ostili, perfettamente come la pensa qualcuno, però mi interessa poco, ognuno fa ciò che meglio crede della sua vita.

Le frecciatine arrivano dai parenti un po’ più grandi o dipende proprio dalla persona?

No, dipende proprio dalla persona secondo me: ad esempio la persona più contenta era mia nonna, e all’epoca aveva già 75 anni, quindi poteva essere la persona più timorosa di questa unione, invece è sempre stata tranquilla. Al contrario, ho ricevuto più ammonimenti del tipo “pensaci, sei ancora in tempo…” da zie di 30 anni o 40 anni, quindi non credo che l’età conti in questo caso.

Mi è sempre stato detto di stare in guardia: se anche con un italiano devi fare attenzione perché sposarsi e vivere insieme è rischioso, se lo fai con una persona di una cultura che non conosci, mettici i doppi pesi di piombo. Siamo molto diversi, però costruire una famiglia insieme è uguale, i problemi sono gli stessi, a volte ci sono questioni differenti, ma la base è la stessa.

Quali sono le questioni differenti?

Lui è qui da solo, la sua famiglia è tutta in Messico, quindi lui ha solo me, so che la sua felicità in Italia dipende da me. È una grossa responsabilità perché devi farlo stare bene emotivamente, devi fargli conoscere delle persone così che abbia degli amici, devi farlo star bene come moglie. Devi fare in modo che ne valga la pena, devi impegnarti per questo. Le discussioni sono sempre con te, le litigate sono sempre con te, per cui sei un po’ il cestino della spazzatura, non è tutto facile.

All’inizio della relazione ci sono delle incomprensioni anche banali, dovute al fatto che uno dà per scontata una cosa, mentre per l’altro è diverso. Bisogna sempre cercare di capire quando è il caso di impuntarsi o di lasciare perdere. Succede su tante cose: io ho sempre avuto l’abitudine di mangiare la pizza il sabato sera, però lui dopo sei mesi mi dice “io non ho più voglia di mangiare la pizza il sabato sera”, sono banalità che però bisogna calibrare, trovare il proprio equilibrio perché l’altro ha abitudini diverse.

Io immagino che la cosa più difficile sia non avere vicino la famiglia, gli amici, i nipoti. Il peso di quella mancanza si sente. Cerchiamo di andare a trovarli il più possibile, ma non è sempre facile: sono tre anni che non andiamo, lui torna quest’estate, io non riesco per lavoro, però tre anni sono tanti.

La nostalgia per la sua famiglia è l’elemento più impegnativo: bisogna ritagliarsi il tempo necessario per andare a trovarli, oltre che avere i soldi per coprire le spese del viaggio e non è facile. In generale per le coppie miste è più complicato trovare un compromesso, un equilibrio per stare bene entrambi, mentre una coppia di italiani impiega meno tempo a trovare un’armonia di tempi e di spazi; comunque, basta un po’ di tempo e pazienza e si riesce a fare tutto.

Fortunatamente la cultura messicana è diversa, ma non tanto quanto per esempio la cultura musulmana, la cultura indiana o la cultura giapponese, in quei casi credo che potrebbero esserci difficoltà un po’ più importanti. Oltre ad alcune piccole difficoltà, non abbiamo problemi dovuti alla religione, non abbiamo grosse difficoltà rispetto a scelte che fa in base a una cultura completamente diversa dalla mia. Tendenzialmente il Messico vive come noi, è cristiano come noi, anche se né io né Aris siamo praticanti, quindi meglio ancora.

Mi dicevi che prima di partire siete andati a trovare la famiglia a Città del Messico …

Esatto, io sono entrata nella loro famiglia e gliel’ho portato via, questo è stata la scena. I suoi genitori sono fantastici, ma chiaramente gli manca. Ci si sente, ci si vede, adesso con la tecnologia è tutto più vicino, però non è come esserci fisicamente. Io sono una persona molto aperta, quindi quando i suoi vengono qua li ospitiamo in casa, ad esempio quest’estate sono rimasti tre mesi; altre persone li manderebbero in albergo, io non ce la farei, casa mia è casa loro. Certamente non è facile, avere i suoceri in casa per tre mesi, anche se sono indipendenti e si spostano autonomamente con i mezzi, è comunque impegnativo. Altre coppie non lo fanno, ho un’amica italiana con un compagno francese: rispetto a noi si parla di distanze diverse, Bergamo-Parigi lui lo fa molto spesso, però quando vengono qua lei a casa non li vuole. Io non riuscirei, come potrei dirgli di no?

Com’è il rapporto con i suoi genitori?

Ci troviamo bene. Io non sono una persona facile, non do molta confidenza in generale, non sono una nuora con la quale si parla, ci si confida, eccetera. Però stiamo bene, abbiamo molti interessi in comune, ci piace viaggiare, venirci a trovare a vicenda, scoprire posti nuovi. Abbiamo anche le stesse idee a livello etico e politico, ci piace stare insieme e non ci sono rivalità o invidie; io sono una fotografa di matrimoni, quindi vedo situazioni di ogni genere, anche nelle coppie non miste, e noi fortunatamente non abbiamo questi problemi. Aris ha due fratelli maschi, uno con due figli piccoli, ho conosciuto anche loro e sono fantastici.

Il popolo messicano è per natura molto accogliente, che tu sia bianco, nero, giallo, per loro sei comunque una persona da scoprire, quindi anche nei suoi amici ho sempre trovato persone molto bendisposte. Dal punto di vista umano non mi posso assolutamente lamentare, anzi, mi trovo molto meglio che con gli italiani, in questo senso potrei andare in Messico a vivere domani. A livello di vita, di ritmi, di società, ci penserei bene, nel senso che a livello di diritti sono abbastanza indietro.

Avete in programma di andare a vivere in Messico?

In realtà adesso abbiamo comprato casa e lui ha trovato lavoro, però… Lui mi dice “chissà se un giorno, magari torneremo in Messico”. Non so, vediamo come va la vita.

Cosa vi piace fare insieme?

Lavoriamo molto, quindi abbiamo poco tempo da passare insieme. Aris fa l’operaio, ma in realtà anche lui nasce come fotografo: purtroppo quando si ha la necessità di pagare l’affitto e vivere da soli, si prende quello che capita. Quindi all’inizio è andata così, ma sono passati sette anni nel frattempo.

Lui in Messico lavorava già con persone italiane, perché lo staff dell’agenzia era misto, però è chiaro che non impari l’italiano perfettamente; di conseguenza, quando è arrivato in Italia capiva tutto, ma non riusciva a farsi capire nel migliore dei modi. I primi tempi ha dovuto accettare i lavori che capitavano, grazie al passaparola o a qualche conoscenza; adesso però vorrei che lui trovasse un lavoro che gli piace, che lo renda felice, sempre per lo stesso motivo di cui parlavamo prima: lui è venuto dall’altra parte del mondo per stare con me, lasciando tutto, ne deve valere la pena.

Insieme ci piace viaggiare, camminate leggere in montagna, non siamo né sportivi né pigri, però ci piace muoverci, ci piace visitare. Ci piace mangiare e stare bene, siamo nella media.

Cos’è che ti ha colpito di lui?

Sicuramente l’aspetto fisico, che penso che conti in ogni coppia all’inizio, dopo si va oltre.

Mi è piaciuto il suo essere solare, la sua serenità, la felicità a prescindere: il messicano è felice a prescindere. Ha molto meno di noi, ha molti meno diritti, non ha sanità pubblica, quindi ha una vita più complicata della nostra; però sono sempre pronti a festeggiare e qualsiasi persona gli capiti davanti, loro son contenti. Sono molto più sereni, vivono la vita come viene, sono molto meno pesanti e meno lamentosi di noi.

Poi mi è piaciuto per altre caratteristiche “normali”: è simpatico, è un giocherellone, aspetti che può avere anche un uomo normale.

Quali sono stati i momenti più felici che avete vissuto insieme?

Penso che siano stati i due anni in cui siamo stati in Messico: prima di tutto perché facevamo un lavoro che ci permetteva di vivere in un posto fantastico, sul mare dei Caraibi; avevamo un solo giorno libero a settimana, che può sembrare poco, ma in un posto così bello potevamo davvero staccare la spina, un giorno a settimana era come se per noi fosse un viaggio di nozze.

Dopo esserci sposati non abbiamo fatto il viaggio di nozze, in parte perché economicamente non era il momento e c’erano altre priorità, ma anche perché se la gente normale in Messico ci va due settimane in viaggio di nozze, noi ci siamo stati un anno e mezzo, vedendo luoghi meravigliosi. Quando poi torni alla realtà, ai problemi quotidiani, non è più la stessa: siamo felici, siamo sereni, però lì eravamo proprio fuori dal mondo, quindi è stato davvero bello.

Ci sono delle cose su cui discutete spesso?

Sempre, tutti i giorni discutiamo. Un elemento importante sono sempre i soldi, credo lo sia un po’ in tutte le coppie, ma nelle coppie miste è un aspetto che si vive in maniera molto diversa. Io sono fortunata perché nonostante siamo diversi, i messicani non sono musulmani, per cui io non ho il marito che mi dice “mando tutti i mesi 500 euro a casa”, non esiste! Però capisco che alcuni vivano questa situazione e può essere difficile da affrontare, anche perché la vita ha un costo anche da noi: bisogna pagare le bollette, l’affitto… Mandare tanti soldi alla famiglia sarebbe un grosso problema. Io so che Aris manda dei soldi a due cugini che sono rimasti orfani, quindi sono in difficoltà, però tutta la famiglia fa una colletta ogni mese, e ciascuno dà quello che può; sono cifre veramente basse, 50 euro al mese per crescere i ragazzi, non è un problema. Se dovessero diventare cifre più importanti, allora si fan due parole.

Ti parlo di soldi perché i messicani sono sperperoni, loro spendono, sono molto più consumisti di noi: sotto gli Stati Uniti, quindi hanno un’influenza del sogno americano fortissima. Loro sono come i nostri migranti, nel senso che partono per andare negli Stati Uniti, attraversano il confine, si fanno ammazzare per questo, sono i poveri del Nord America, dal punto di vista economico e sociale. I messicani ricevono lo stipendio ogni 15 giorni anziché ogni mese, quindi ogni due settimane per loro è festa, quando arriva lo stipendio si esce, si beve, si spende, eccetera. Questo può essere sia positivo che negativo: non sono persone abituate a risparmiare, si preoccupano dei costi per riparare la macchina quando la macchina si è già rotta; io invece risparmio tanto, spendo solo per lavoro, per i vestiti non spendo mai niente, non sono una che si compra chissà cosa. Far incontrare una che risparmia tanto, bergamasca, con uno tipo “viva la vida” non è stato semplice, poi litigando e discutendo ci siamo trovati a metà strada: io ho imparato a vivere in modo più leggero e lui ha imparato a risparmiare un poco. Per esempio, io per tre anni non ho voluto che si uscisse a cena, perché c’erano altre priorità, prima ci sono altre cose e poi ci si concede il lusso; lui invece diceva “50 euro li abbiamo, si esce a cena e domani ci pensiamo”, quindi incontrandosi ci siamo smussati a vicenda.

Altro elemento di discussione è il lavoro: io sono libera professionista, lavoro tanto, ma guadagno meno di un lavoratore normale pagando molte più tasse. Per questo Aris a volte si lamenta, vorrebbe trascorrere più tempo con me.

A volte discutiamo per il cibo, ma a entrambi piace la cucina dell’altro, in Italia ci sono tanti piatti buoni, in Messico anche, quindi possiamo dire di essere entrambi fortunati. Al contrario, sua cugina si è sposata con un tedesco, quindi ad Aris poteva andare peggio. Io però non amo cucinare, quindi questo è stato elemento di discussione perché non sono la donna italiana per eccellenza, che ama fare le lasagne, non sono così, se ne farà una ragione.

Ci sono situazioni in cui discutiamo delle abitudini, per esempio per mia mamma è normale che andiamo tutte le domeniche a cena da lei, mentre Aris mi dice “io da due anni non vedo la mia mamma, quindi anche se per due o tre domeniche non vediamo la tua, stiamo bene lo stesso”; mia mamma è un po’ pressante a volte, è sempre stata un elemento difficile della mia vita ma da quando c’è Aris ancora di più, perché giustamente è diventato la mia famiglia, ha la priorità rispetto a mia mamma, ma per lei è difficile farsene una ragione.

Quello che mi pesa viene dall’esterno, dal modo in cui le persone lo fissano, quando si va in un posto ed è sempre quello diverso. Capita che sui mezzi chiedano il biglietto a lui ma non a me, perché? Da moglie, giorno dopo giorno, questo pesa. Se va bene a me, se l’ho scelto io, qual è il problema? Finché si sta in famiglia, tra amici, si sta bene. Però quando si ha a che fare con il mondo esterno, tutto cambia. Sto pensando a quando si va al supermercato e lui con il suo accento latino chiede “dove è il latte?” e non gli viene risposto, lo chiedo io e mi si dice “è lì sul banco”. Questioni banali, apparentemente molto piccole, ma che succedono spesso e alla lunga stancano. Fortunatamente lui non è nero, fisicamente potrebbe essere meridionale; conosco delle persone che stanno con senegalesi, ed è più difficile per loro, vengono trattati come quelli che sbagliano a prescindere.

Un’altra cosa ci è successa quando abbiamo comprato casa: i primi giorni stavamo ristrutturando e quello che abitava al piano di sopra gli ha detto “torna a casa tua”. Non dovrebbe esistere, però succede, bisogna farci l’abitudine. Aris ha le spalle larghe, come immagino le abbiano tutti gli stranieri che vivono qui, però non è facile. Ci sono sempre commenti, sempre gente che fissa, a Bergamo è così, molto spesso.

Avete dei progetti per il futuro?

Facciamo progetti a breve termine, per stare bene insieme. Mia sorella ha avuto un bambino, e ora tutti mi chiedono “quando ne fate uno voi?” anche perché noi stiamo insieme da molto più tempo che non mia sorella e mio cognato. In realtà prima vorrei vedere felice mio marito, piuttosto che avere dei figli, ma un marito infelice: preferisco piuttosto scegliere di non avere figli, ma di dare a mio marito una vita felice e soddisfacente, dato che lui ha fatto una scelta importante per me. Per il momento stiamo a vedere, senza fare troppi progetti.

Se tornassi indietro lo rifaresti?

Si, tranquillamente. Anche perché gli uomini italiani non mi incuriosivano più, non mi attraevano più a livello personale. Non che io abbia avuto chissà quanti uomini, però mi sentivo così, quindi è stato abbastanza naturale andare altrove.

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