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Bergamo e provincia

“La vecchiaia non deve diventare un business”: sindacati contro speculazioni edilizie

Cgil, Cisl e Uil di Bregamo per progetti di housing sociale e domiciliarità integrata

“Siamo sicuri che la prospettiva della Rsa sia l’unica o la migliore da prendere in considerazione? L’allungamento della vita media e le condizioni di salute degli anziani ci porterebbero a pensare che politiche di domiciliarità e interventi di housing sociale potrebbero meglio rispondere alle esigenze delle famiglie e soprattutto abbassare i costi anche per le istituzioni pubbliche”.

Cgil, Cisl e Uil di Bergamo avviano una riflessione sul futuro dell’assistenza dopo le notizie diffuse dalla stampa locale relative a interessi privati circa la costruzione di nuove case di riposo nella provincia per un totale circa di 3000 nuovi posti a disposizione. Un’occasione che, spesso, amministrazioni comunali e sindaci salutano con entusiasmo, un po’ per l’ingresso di nuovi oneri di urbanizzazione, un po’ perché nell’immaginario collettivo l’apertura di nuove Rsa risponderebbe alle esigenze degli anziani del paese. “Rimane però aperta la questione dei costi: Regione
Lombardia copre con gli accreditamenti una percentuale minoritaria dei posti ‘a ricovero’, mentre per gli altri il costo di alloggio e assistenza ricade interamente sull’utente e sulla sua famiglia, e i costi in parte vengono poi coperti dagli stessi comuni che devono integrare la retta. Regione non intende aumentare i posti accreditati, ma spinge invece su politiche di domiciliarità, per lasciare il più possibile gli anziani nella loro casa. Ecco perché diciamo che la scelta delle amministrazioni di concedere l’autorizzazione alla costruzione di nuove Case di riposo è quantomeno
miope. Si sono già verificati casi di imprese private che alla prima difficoltà hanno richiesto l’intervento del pubblico per garantire accreditamenti e finanziamenti con lo scopo di salvare struttura e posti di lavoro. Ipotizziamo che nel futuro la stessa cosa possa ripetersi, e la prospettiva è che vedremo concretizzarsi molte cattedrali nel deserto: spazi abbandonati e strutture chiuse, alla stessa stregua dei centri commerciali. Il business dell’assistenza agli anziani, spesso, confonde gli orizzonti anche di imprenditori attenti: il valore delle pensioni andrà costantemente a calare, quindi le possibilità di garantirsi un assegno tale da coprire rette sempre più alte scemerà velocemente”.

La popolazione bergamasca delle Rsa è di 6190 pazienti in 65 strutture. Di questi sono contrattualizzati 5440 posti (cioè, finanziati dal Fondo Sanitario Regionale a copertura dei costi sanitari sostenuti dalle strutture). La lista di attesa parla di circa 6000 persone, ma molte famiglie fanno domanda a più strutture per garantirsi una sorta di priorità, e quindi il dato è particolarmente gonfiato. I sindacati parlano di 2000 posizioni abbastanza veritiere, ma anche di un “turn over” ampio (per ovvie ragioni) “per le quali va comunque ricercata la soluzione migliore e più veloce”.

Per una ridefinizione delle politiche regionali nei confronti delle Rsa, Cgil, Cisl e Uil Bergamo chiedono “la revisione delle quote a carico di Regione Lombardia nell’ottica di abbassare le rette, (come tra l’altro votato all’unanimità dal Consiglio Regionale lo scorso dicembre); maggior sostegno e verifica degli indici di qualità (posti letto per camera, servizi aggiuntivi e minutaggi assistenziali), il riallineamento del numero di posti letto autorizzati in ragione dei processi di invecchiamento (con nuovi posti a contratto da attivare negli ambiti territoriali più scoperti nella fascia degli over 75) e l’attivazione di una unica lista di attesa a carattere provinciale”.

Ma la vera sfida che il sindacato lancia alle istituzioni territoriali riguarda una nuova politica per la terza età. “Il progetto delle sezioni di Bergamo Città dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil ha già alzato il velo sulla possibilità di pensare a altro per il futuro degli anziani: una città a misura di persona debole (non necessariamente malata) è l’orizzonte che si pone l’accordo con la Giunta bergamasca, e che parla di servizi di assistenza condivisa, di infermiere di quartiere, di portierato diffuso… tutta una serie di servizi utili non solo agli anziani, ma alle famiglie in genere, ai bambini e ai disabili di ogni età. Per questo chiediamo a ogni amministrazione comunale di valutare con attenzione costi e benefici di ogni impresa che si promette di realizzare sul proprio territorio. Spesso un investimento ideale e innovativo oggi, permetterà di risparmiare oneri e costi aggiuntivi domani… evitando una irragionevole rincorsa di soluzioni dal fiato corto e troppo spesso controproducenti. Il ruolo degli ambiti territoriali in questo senso diventa fondamentale, per esempio, per aumentare il tasso di posti nei CDI e per potenziare l’offerta sulla domiciliarità”.

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