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Sul web

Coronavirus, le bufale sui casi nella Bassa e Stezzano: chi le inoltra rischia sanzioni

Sui social un finto comunicato con la firma del sindaco: "Procurato allarme, pronti a denunciare". Fake news di contagi in tutta la provincia

Anche le bufale possono diventare virali. E ‘infettare’ le chat di WhatApp e le bacheche dei social network, diffondendo inutile panico ed allarmismo.

Sul Coronavirus, in questi giorni, ne stanno girando parecchie, anche in Bergamasca. È il caso di Stezzano, dove per le chat di WhatsApp del paese è rimbalzato un falso comunicato del sindaco Simone Tangorra, con tanto di logo del Comune e firma del primo cittadino. “Una bufala di cattivo gusto – ha replicato l’amministrazione su Facebook -: indagheremo su chi l’ha realizzata e messa in rete, poi procederemo per procurato allarme”. Il consiglio è chiaro: “Seguite i canali ufficiali del Comune per rimanere aggiornati sugli sviluppi in provincia e regione” e “diffidate da chi spaccia notizie false per creare inutili allarmismi”.

bufala Stezzano
La bufala girata a Stezzano su un presunto caso di Coronavirus

Altre bufale su presunti casi di Coronavirus (al momento non confermati da sindaci e autorità sanitarie) sono circolate nella Bassa Bergamasca: in particolare due a Treviglio, uno a Covo e Romano di Lombardia. Ma anche a Peia, in Val Gandino, dove qualcuno si è sbizzarrito a ‘taroccare’ un articolo del Corriere della Sera. Idem a Sant’Omobono Terme, con una decina di casi millantanti senza fondamento.

fake news

Preso di mira anche il quotidiano L’Eco di Bergamo: in Rete il fotomontaggio è stato diffuso il fotomontaggio di un articolo che parlava di un contagio a Lallio, quando in realtà non è mai stata pubblicata una notizia del genere: “Non ho parole per definire chi in un momento così delicato e complesso si diverte con questa ironia stupida, triste e decisamente molto poco intelligente” ha commentato il sindaco Sara Peruzzini.

Altra falsa notizia quella circolata sulla Tenaris Dalmine, con un altro fotomontaggio del Corriere della Sera (tra l’altro di pessima fattura) che fa riferimento alla chiusura dell’azienda per quindici giorni. Difficile cascarci in questo caso, ma sempre meglio mettere le cose in chiaro: basti pensare che, secondo una ricerca del 2018, più dell’ottanta per cento degli italiani non è in grado di riconoscere una bufala sul web.

fake tenaris

Ad Adrara San Rocco, nell’alto Sebino, “è stato mandato su vari gruppi un messaggio vocale WhatsApp che in pochi minuti ha fatto il giro del paese – denuncia il sindaco Sergio Capoferri -. Si diceva, citando anche i nomi, che quattro persone erano tornate da una vacanza a Tenerife, dove c’era un medico risultato positivo al test del Coronavirus. Nel messaggio la signora che parla ripete più volte che non vuol creare panico ma il tono e le parole alludono chiaramente ad una probabile infezione delle persone tornate dalla vacanza. Non è vero niente!”.

adrara chat

A Clusone un 48enne di Villa di Serio è stato invece denunciato per procurato allarme dopo un falso messaggio su WhatsApp in cui annunciava di essere stato contagiato. Peccato non fosse vero nulla.

Un problema enorme quello delle fake news, contro il quale l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha recentemente costituito una task force di esperti, proprio “per rintracciare e rispondere a falsi miti e voci” sul nuovo Coronavirus. Il consiglio, in questi giorni di allarme, è quello di informarsi attraverso le homepage dei quotidiani e i canali ufficiali dei Comuni, della Regione o del Ministero della Salute, che diffondono quotidianamente materiale informativo sul virus e come prevenirlo.

Se scovate altre bufale sul Coronavirus, segnalatele a bergamonews@gmail.com

Anche a Varese non sono mancate fake news: leggetele qui

 

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