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Concentriamoci sulla differenza tra obiettivo ragionato e reazione emotiva

Vi faccio subito un esempio. Decidere di cambiare lavoro dopo una dura discussione con il proprio capo o con un collega che proprio non sopportiamo potrebbe essere una scelta affrettata in quanto determinata principalmente dalla rabbia che abbiamo in corpo

Buon giovedì amici!

Come vi sentite oggi? Febbraio è il mese degli innamorati, è appena trascorso San Valentino e quindi che ne dite di concentrarci un pochino anche sulle nostre emozioni? Le emozioni rappresentano un fattore molto importante nella fissazione di un obiettivo. Proprio per questo è prioritario divenirne consapevoli e tenerne conto nel momento in cui prendiamo una decisione.

Vi faccio subito un esempio. Decidere di cambiare lavoro dopo una dura discussione con il proprio capo o con un collega che proprio non sopportiamo potrebbe essere una scelta affrettata in quanto determinata principalmente dalla rabbia che abbiamo in corpo. Una decisione del genere, che può comportare cambiamenti significativi nella nostra vita ed in quella di chi ci è vicino, deve essere valutata con la dovuta attenzione nello stato d’animo più adatto.

Perché vi dico questo? Per farvi ragionare sulla differenza tra un obiettivo ben formato ed una reazione emotiva. Essere in grado di gestire le nostre emozioni ci consente di non farci sequestrare da loro e, di conseguenza, non esserne succubi.

Sembra banale ma quante volte abbiamo reagito di getto in balia di una forte emozione? E quali conseguenze ne sono poi derivate? Agendo sotto l’effetto di un’emozione senza la necessaria
autoconsapevolezza in molti casi si potrebbe generare una spiacevole reazione inappropriata al contesto.

Provate a immaginare invece quante diverse opportunità possono rivelarsi nel momento in cui comprendiamo COME GESTIRE in modo efficace le nostre emozioni e pertanto non semplicemente vivendole o subendole.

Ci sono poi svariate occasioni in cui addirittura neghiamo a noi stessi la possibilità che prenda forma una specifica emozione dentro di noi, dimenticandoci il valore del loro ruolo. A tutti noi è capitato più di una volta. Ve ne ricordate?

Che cosa sono quindi esattamente le emozioni? Sono la risposta psico-fisica e comportamentale a un evento. Sono impulsi che ci stimolano all’azione affinché possiamo gestire in tempo reale le emergenze che la vita ci sottopone.

Distinguiamo quindi attentamente dai luoghi comuni che classificano ad esempio un’emozione primaria quale la paura come un qualcosa da evitare accuratamente. Anche la paura ha infatti la sua utilissima funzione, che è quella di far scattare in noi un campanello d’allarme in grado di farci riconoscere un’emergenza magari non adeguatamente considerata.

È un vissuto che proviamo quando ci sentiamo minacciati nella nostra sopravvivenza e, aggiungo, nella nostra serenità. È un’emozione protettiva che ci permette di percepire un pericolo e determina, come reazione immediata, l’attacco o la fuga utili per farci rimanere vivi e sereni.

Per questo motivo la paura è stata anche definita l’anima gemella del coraggio. Che ve ne pare di questa definizione? Ci avevate mai pensato prima d’ora?

Riconoscere pienamente le nostre emozioni è un grande risultato sulla strada della nostra crescita personale. Daniel Goleman, padre dell’Intelligenza Emotiva, una abilità oggi sempre più apprezzata e richiesta, dice al proposito che: “L’Auto-Consapevolezza Emotiva è una componente di costruzione delle competenze, dove il primo passo è un’accurata auto-valutazione”

Questa accurata auto-valutazione è ciò che ci consente di mantenere su due piani separati la sensazione immediata che proviamo nel momento in cui si verifica un evento, cioè l’emozione che quello che stiamo vivendo scatena in noi, e la lucidità necessaria per poter prendere una decisione. Sempre più spesso le scelte che prendiamo sono condizionate da turbamenti emotivi. Rendersene conto aiuta a collocare l’ambito nel quale maturiamo il nostro pensiero in un contesto più distaccato e neutro.

Tornando quindi all’esempio iniziale del cambio di lavoro un Coach aiuta ad estrapolare le motivazioni profonde, di cui spesso non siamo consapevoli, che stanno alla base della volontà o meno di cambiamento.

Ci sono persone che alla fine DECIDONO DI NON CAMBIARE perché si sono rese conto che gli EFFETTI di una simile scelta potrebbero essere devastanti per l’equilibrio ad esempio della famiglia, che verrebbe magari relegata in secondo piano. Piuttosto che altre conseguenze legate alla QUALITA’ DELLA VITA che si modifica di conseguenza, per esempio dovendo rinunciare a frequentare una palestra o un altro corso di interesse per motivi legati al nuovo orario di lavoro.

Un obiettivo, come vedete, DEVE essere considerato anche dal punto di vista dell’impatto che potrebbe avere sul nostro futuro e su quello delle persone che amiamo.

In altre parole: CHE CONSEGUENZE AVRA’ SULLA MIA VITA E SU QUELLA DEGLI ALTRI poiché siamo ABITUATI a pensare a ciò che NON ci piace nel momento attuale ma NON ad immaginarci e sentirci come se l’obiettivo l’avessimo veramente raggiunto con le relative implicazioni legate alle persone a noi care.

Quindi, al di là delle emozioni che possiamo vivere in un dato momento ed in un determinato contesto, l’obiettivo non è: VOGLIO CAMBIARE LAVORO, punto, ma definito con la necessaria chiarezza e stabilità emotiva, ad esempio nel seguente modo: tra due anni voglio essere il Responsabile vendite in un’azienda di medie dimensioni strutturata e sana, situata ad una distanza di max 50 Km da casa, che mi consenta di avere un orario flessibile e con trasferte solo in Italia di max 2 giorni a settimana per poter trascorrere ogni week end con la mia famiglia ed avere il
tempo necessario per stare con i miei figli.

È chiara la differenza anche a livello emotivo? Vi invito, come sempre, alla riflessione.

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