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Brunori sas: “Cip” e la positività del cinguettio del pettirosso

Cip è decisamente un disco riuscito, non contiene capolavori né canzoni che faranno la storia della musica italiana o che aumenteranno la popolarità di Brunori, ma è un lavoro compatto che non scade mai qualitativamente, piacevole da ascoltare dall’inizio alla fine.

Artista – Brunori sas
Titolo : CIP
Voto: ***

Cip è il quinto lavoro del cantautore cosentino ed esce a distanza di tre anni da A casa tutti bene, il disco che gli ha dato fama ed ha ampliato in modo evidente l’audience, elevandolo ad artista tra i più significativi della scena cantautorale nazionale.

Cip è stato prodotto dallo stesso Brunori con Taketo Gohara ed è stato registrato tra Calabria e Milano.

Il titolo che evoca il cinguettio del pettirosso, evidenzia l’ambizione del lavoro, ossia quella di portare nelle case degli ascoltatori un messaggio positivo, in grado di riscoprire i buoni sentimenti, unica soluzione per rimettere in carreggiata un mondo che il cinismo non è ancora riuscito a guastare del tutto.

Brunori sas ha una scrittura facile, le melodie ti entrano subito in testa, il suo modo di cantare che in alcuni brani sembra richiamare gli Audio 2 (Battisti mi sembra un po’ troppo) è sin dal primo ascolto famigliare, fila via liscio, senza mai però scadere nella banalità.

È musica pop, è musica che funziona per tutti i gusti, ad appartenenti a generazioni diverse e che ha chiari ed evidenti riferimenti del passato in Venditti, De Gregori e Dalla, Rino Gaetano e attuali in Cesare Cremonini.

Quello che manca è forse il brano guida, quello che resta, l’hit in grado di farlo entrare in tutte le case, il tormentone ma non mi sembra che per Brunori sas ciò rappresenti un’urgenza.

Cip affronta temi sociali, nel più ampio senso letterale, (Il mondo si divide), intimi (Capita Così), generazionali (Anche senza di noi). Ce n’è un po’ per tutti anche se i testi trasmettono in via generale un messaggio positivo come particolarmente in Bello appare il mondo (“bello dovrebbe apparire il mondo anche a te che invece stai sempre incazzato e chissà poi perché”)

Per fortuna Cip non cede alla tentazione o all’abitudine di relegare l’arrangiamento musicale ad un ruolo di secondo piano così è che la strumentazione è spesso molto ricca, con una presenza quasi costante di una sezione fiati che dà un tocco di internazionalità e di modernità al tutto; i suoni sono quelli degli strumenti classici, poco è lo spazio lasciato all’elettronica, nessuno alle
tendenze che vanno per la maggiore tra le giovani generazioni.

Così, per quelli che hanno gli anni miei, capita che di una canzone come Mio fratello Alessandro col messaggio buonista ci si innamori a prima vista, perché ha una melodia ampia, un testo convincente e un arrangiamento moderno, mentre Anche senza di noi, alle orecchie suoni famigliare perché stilisticamente figlia degli ’70 e di tutto un mondo cantautorale tra cui a sorpresa emerge qualche riferimento al Claudio Lolli degli “zingari felici”.

Stesse influenze che è facile cogliere in Anche senza di noi, ritratto di una generazione smarrita ma ancora speranzosa di un futuro migliore, mentre la Canzone che hai scritto, nell’indolenza dell’interpretazione, ricorda Rino Gaetano, quello che ha accantonato per un momento l’ironia privilegiando la linearità dell’interpretazione.

Qualche scadimento invero c’è: Al di là dell’amore ha meno tratti gentili del resto del disco e pare un po’ troppo rozza, colpa anche dell’elettronica presente più che altrove. Ma è un attimo, perché poi Bello appare il mondo si ricollega ancora a Rino Gaetano seppur risulti un po’ sbilanciata a favore del testo rispetto alla musica; meglio ancora Per due come noi che non si vergogna di essere sincera pur musicalmente, forse un po’ troppo, melodica.

La voglia di classifica di Brunori trova sbocco in Fuori dal Mondo, brano leggero dal testo in cui facile identificarsi se si è giovani e che ricorda da vicino Cremonini, Audio due et similia.

In chiusura Quelli che arriveranno è una ballata pianistica dove il riferimento a De Gregori mi sembra sin troppo esplicito benché il lirismo del brano sia lontano dagli episodi più riusciti dell’autore di Rimmel.

Cip è decisamente un disco riuscito, non contiene capolavori né canzoni che faranno la storia della musica italiana o che aumenteranno la popolarità di Brunori, ma è un lavoro compatto che non scade mai qualitativamente, piacevole da ascoltare dall’inizio alla fine. In questi tempi bui non è poco.

Se ti è piacito ascolta anche:
Francesco de GregoriRimmel (con le debite proporzioni)

 

 

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