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L'udienza

Moltrasio in Aula: “La proposta d’Intesa dimostra che le scelte fatte han reso solida Ubi”

In Tribunale, concludendo la lunga dichiarazione spontanea davanti al giudice Stefano Storto, Andrea Moltrasio chiama virtualmente in causa proprio la notizia del giorno e cioè l'offerta pubblica di scambio lanciata da Intesa San Paolo che vuole acquisire Ubi Banca

In Tribunale, concludendo la lunga dichiarazione spontanea davanti al giudice Stefano Storto, Andrea Moltrasio (già presidente del Consiglio di sorveglianza di Ubi Banca e capolista della lista 1 che vinse l’assemblea del 2013), dichiarazione in cui più volte ribadisce di non poter “accettare d’essere accusato di alcunchè”, chiama virtualmente in causa proprio la notizia del giorno e cioè l’offerta pubblica di scambio lanciata da Intesa San Paolo che vuole acquisire Ubi Banca: “Con la sua proposta Banca Intesa riconosce la solidità del nostro patrimonio e delle scelte fatte”.

Scelte che per l’ingegner Moltrasio, accusato insieme ad altri 30 di ostacolo alle autorità di vigilanza e di influenza illecita sulle decisioni dell’assemblea del 2013, si sono concentrate su riforme sostanziali per la banca di Bergamo e Brescia (definita così per comodità, in realtà coinvolge un territorio molto più ampio). Oltre alla trasformazione in Spa, tutta una serie di innovazioni in termini d “trasparenza, federalismo e superamento del dualismo” che necessitavano, spiega, “di forti convincimenti e di un elevato numero di soci per supportare un simile cambiamento epocale”.

Per illustrare il proprio punto di vista Moltrasio ripercorre le varie vicende all’attenzione dei giudici in sei punti molto articolati proponendo una ricostruzione che vuole essere “lineare, non frammentata dalle domande e risposte che inevitabilmente si snodano in Aula” e facendo riferimento “ai tanti aspetti emersi nelle udienze precedenti”.

Entrando nel merito dei punti sollevati dall’accusa (attualmente il pm Paolo Mandurino, in precedenza Fabio Pelosi), e anche degli stralci dei verbali del commercialista Italo Lucchini (“da leggere interamente”, sottolinea), punta il dito su quello che ritiene un “errore sostanziale” e cioè il fatto che sia accusato nel ruolo di presidente quando, “prima dell’assemblea non ero presidente. Poi il pm cambia e mi definisce presidente in pectore, figura giuridica mai vista in un processo”.

Ma vuole smontare le accuse del pubblico ministero su un punto in particolare: “Non sono state svolte attività d’indagine sulle altre due liste che correvano in quella famosa assemblea, ci si è concentrati solo sulla mia. La Guardia di finanza ha analizzato per esempio solo le schede di voto della lista 1, un campione evidentemente distorto”.

Peraltro, secondo Moltrasio “le accuse sono state elaborate in base a un travisamento dei fatti”.

A sostegno delle proprie tesi porta, appunto, le riforme, invitando a leggere le intercettazioni, i verbali di Lucchini, il pranzo con Franco Polotti, le deleghe, le dichiarazioni di voler coinvolgere un grande numero di soci… da un’angolazione del tutto differente rispetto a quella proposta dalla pubblica accusa: “Nell’ottica di quello che era il mio progetto, condiviso con la Banca d’Italia, vale a dire realizzare un cambiamento difficile, ma doveroso”.

Cambiamento che è stato approvato dall’assemblea dei soci del 2014. “Le riforme sono state portate avanti. E la volontà di Intesa San Paolo di acquisire Ubi è la dimostrazione hanno reso solida la nostra banca”.

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