Urla, minacce e un pugno indirizzato al volto che per fortuna non è arrivato a destinazione: una serata di follia che ha lasciato senza parole i pazienti della sala d’attesa del pronto soccorso dell’Humanitas Gavazzeni a Bergamo.
L’episodio risale allo scorso 8 febbraio quando all’interno della clinica c’erano diverse persone: “Stavamo attendendo di conoscere le condizioni di mia madre – spiega uno di loro, che preferisce rimanere anonimo – quando è arrivata un’ambulanza: a bordo un uomo, accompagnato dalla moglie, entrambi rom, che viene subito accompagnato in barella all’interno per essere visitato. All’improvviso, scoprendo di essere da solo, ha iniziato a inveire pesantemente contro il personale medico per aver lasciato la moglie in sala d’aspetto: la donna, dal canto suo, si era accomodato non senza nervosismo, proferendo parole irripetibili”.
Ma una volta entrato all’interno, il testimone vede e sente di peggio: “L’uomo ha provato a colpire con un pugno al volto un operatore – racconta – Fortunatamente il ragazzo l’ha evitato, supportato subito dopo da alcuni colleghi accorsi per capire cosa stesse succedendo: ma la furia del paziente è continuata, con insulti razziali e minacce di morte. Ha detto di essere un membro di una famiglia importante e poco dopo parlando al telefono con un amico ha chiesto chiaramente che lo raggiungesse insieme ad altre persone al pronto soccorso per regolare i conti”.
Una situazione scongiurata dall’arrivo immediato degli uomini delle forze dell’ordine, avvertiti dal personale sanitario, che hanno riportato la calma.
“Mi chiedo perchè – conclude il testimone dell’aggressione – non ci siano guardie interne o personale delle forze dell’ordine presente in pianta stabile nei vari pronto soccorso, per prevenire o sedare subito situazioni simili”.
Dall’ospedale fanno sapere che negli ultimi 2 anni, oltre 500 dipendenti tra infermieri, OSS, tecnici e coordinatori infermieristici hanno partecipato ai corsi, che vengono periodicamente organizzati, sui temi della prevenzione e gestione delle aggressioni, sulla comunicazione e sulle tecniche e strumenti per migliorare la gestione di situazioni critiche.
L’ospedale è in contatto con le autorità di sicurezza per garantire l’incolumità di pazienti, accompagnatori e collaboratori.
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