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Non metterla da parte

Giulio Locatelli presto all’Arsenale: “Con l’arte collego diversi mondi”

Nato nel 1993, è un artista bergamasco selezionato per il Premio Arte Laguna che si terrà sabato 21 marzo 2020 all’Arsenale di Venezia.

Giulio Locatelli, nato nel 1993, è un artista bergamasco selezionato per il Premio Arte Laguna che si terrà sabato 21 marzo 2020 all’Arsenale di Venezia.

Cosa significa essere un artista?

Mi piace lavorare con l’arte e fare dell’arte con la quale riesco a mettere in collegamento diversi mondi.

L’artista è colui che è in grado di mettere in scena le idee in forma concreta, perché se venissero lasciate in testa prenderebbero freddo; ed è così che si trasformano in sculture piuttosto che quadri.

L’artista deve creare dei collegamenti tra le varie cose.

Cos’è l’arte?

L’arte? Aiuto! È difficile dire cos’è l’arte adesso. Io la vedo come un grande contenitore al cui interno si inseriscono molteplici possibilità. Dentro l’arte c’è un po’ di tutto. La storia dell’arte è un grande contenitore in cui si concentrano vari cambiamenti. Se dobbiamo parlare di arte, mi piace parlare dell’arte della nostra epoca. L’arte del XXI secolo è un movimento che potremmo definire centripeto; un luogo in cui gli artisti che fanno scenografia, sia che fanno teatro, piuttosto che scultura o istallazioni, mettono insieme dei ragionamenti volti a ricondurre un qualcosa. Alla fine del Novecento, che è quello che si studia di più ed è più sotto agli occhi di tutti, il movimento era una centrifuga in cui gli artisti sperimentavano un miliardo di tecniche che erano nuove per il tempo; adesso con l’arte si può far tutto, sia con l’arte digitale che non.

Quali sono gli artisti o i movimenti che hanno cambiato di più la storia?

È una domanda soggettiva. Ognuno quando inizia a fare dell’arte come strumento per dire qualcosa e mettere in atto riflessioni che si possono vedere o non, va a ricercare all’interno del panorama artistico quali sono gli artisti a cui può far riferimento, o meglio, che magari hanno sviluppato tematiche che uno affronta nel suo percorso, nella sua ricerca e che quindi servono come una sorta di piccoli nidi dove all’interno qualcuno trova una sorta di comfort zone in cui può procedere con il proprio lavoro. L’artista che mi ha segnato di più è stata Maria Lai. È un’artista del Novecento, è morta qualche anno fa, ha partecipato alla penultima Biennale che c’è stata e lavorava principalmente con il cucito. Io lavoro con il filo e vado a ricercare artisti che hanno usato lo stesso materiale.

Qualche anno fa hai dichiarato “Cerco di farlo -il mio lavoro- uscire dalla sfera dell’artigianato per portarlo ad una dimensione ulteriore”. Qual è la dimensione superiore dell’arte?

Non c’è una “dimensione ulteriore”, si tratta solo di estrapolare qualcosa dall’artigianato. Quella frase è stata detta in merito ai miei lavori con la carta; io parto dall’artigianato, uso molto il legno, non solo per fare i telai dato che, l’idea è quella di portare il lavoro in una dimensione altra, facendolo diventare un lavoro di contemplazione, non usufruibile; lo tolgo dalla sfera dell’artigianato. Se io prendo una mia struttura e la inserisco all’interno di altre contaminazioni con altri oggetti intorno, allora assume una valenza più simile all’artigianato, più che quella della scultura in sé. Se io la isolo, chi si confronta con il lavoro assume un altro tipo di atteggiamento.

Non credi che l’arte sia bella perchè è inspiegabile e nel momento in cui viene spiegata perde un po’ della sua magia?

Chiaramente l’arte è magica, sì, sono favole e magia; ha quest’aura che ti apre a diverse altre vie di interpretazione e di analisi. Io credo molto che l’opera d’arte crei la magia quando è in grado di contaminare il pensiero. Nel momento in cui uno si rapporta con un’opera d’arte, questa deve creare all’interno di chi guarda una serie di emozioni legate al vissuto personale cosicché quella cosa che si vede riesca a creare collegamenti nella memoria di ciascuno.

Fare arte è un lavoro altruistico o egoistico?

È tutte e due! Chiaramente è egoistico in quanto quando mi cimento nel fare un lavoro creo un collegamento con me stesso; ma nel momento in cui lo creo deve essere visto anche da altre persone. Quando espongo un lavoro la cosa che più mi interessa è sapere gli altri cosa pensano; è non parlo solo di chi ha un occhio allenato all’arte.

Cosa rispondi a chi dice che l’arte moderna non è arte?

Cosa vuol dire “Non è arte?”, gli chiederei cos’è arte per lui.

Il 21 marzo 2020 sarai a Venezia per il premio Arte Laguna. Di cosa si tratta questo premio?

È un premio d’arte che si svolge all’Arsenale di Venezia; mi hanno consigliato di informarmi e quindi ho studiato per partecipare al bando. La mia opera si chiama: “La vicina grotta dei ricordi”. Verrà istallata una mostra che sarà aperta al pubblico. C’è stata una selezione e ci sarà una conferenza stampa iniziale.

Che effetto fa essere uno degli artisti selezionati?

Quando uno si candida ad un premio, si candida attraverso lo schermo. Io che faccio delle sculture, nel momento in cui decido di partecipare invio una foto, ovviamente bidimensionale, di una mia opera tridimensionale: proponi una parte di te stesso in una veste non tua. Quando mi è arrivata la mail che mi diceva che ero stato selezionato ho iniziato a correre per casa, ero felicissimo.

Giulio Locatelli

Se dovessi parlare della tua opera come ne parleresti?

Le mie opere sono concepite tutte per interni. Nel momento in cui un’opera viene concepita per esterni cambia completamente l’analisi che ci sta dietro.

Come mai la tua opera è costituita da fili?

È uno strumento materiale con cui permetto di fare una riflessione sull’opera.

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