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Verso la chiusura

Tragedia di Azzano: lunotto della Mini rotto, accertamenti sul casco

Secondo la procura sarebbe stato utilizzato per sfondare il lunotto dell’auto di Scapin che ha poi travolto la Vespa con i due ragazzi

Si avviano alla conclusione le indagini sul terribile incidente di Azzano San Paolo del 4 agosto scorso costato la vita a Luca Carissimi e Matteo Ferrari, 21 e 18 anni, del quartiere cittadino di Borgo Palazzo.

Il pubblico ministero Raffaella Latorraca attende gli esiti degli accertamenti commissionati agli uomini della Polizia scientifica di Milano sui pezzi di vetro del lunotto della Mini condotta da Matteo Scapin, 33 anni, di Curno (dove si trova ai domiciliari dopo il pronunciamento della Cassazione). I reperti sono stati messi a confronto con i frammenti di vetro trovati sul casco di uno dei ragazzi a bordo della Vespa, deceduti dopo l’impatto con la vettura.

Secondo la procura, quel casco sarebbe stato utilizzato per mandare in frantumi il lunotto dell’auto. Con questo approfondimento il pm ha voluto cristallizzare la dinamica dei fatti, che in parte aveva già ipotizzato con la ricostruzione cinematica dell’incidente e con gli interrogatori dei testimoni.

Una volta in possesso – nel giro di qualche giorno – di questi risultati l’indagine, chiuderà il caso, senza aspettare le motivazioni della Cassazione. La suprema Corte due settimane fa si è pronunciata sulle esigenze delle misure cautelari di Scapin, dopo il ricorso dei suoi difensori, avvocati Andrea Pezzotta e Riccardo Tropea.

La Cassazione ha annullato con rinvio, limitatamente alle misure cautelari, l’ordinanza del Riesame che il 24 settembre aveva accolto il ricorso del pm e stabilito che i domiciliari non potevano bastare. Bisognerà attendere ora le motivazioni per comprenderla, anche per quanto riguarda il nodo della qualificazione del reato.

L’accusa propende per l’omicidio volontario e il Riesame ha sposato la sua tesi. Pesano in particolare i racconti degli amici su uno scooter dietro la Mini. Così come i filmati delle telecamere al semaforo, dai quali si vede l’auto che non frena e compie una leggera deviazione verso destra subito prima dell’impatto, confermata dal perito del giudice delle indagini preliminari. Secondo la difesa del 33enne, risultato positivo all’alcoltest, si è trattato invece di omicidio stradale.

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