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Il processo

Omicidio di Seriate, la colf a casa Tizzani: “Scappai perchè avevo paura di lui”

Georgeta Stojan fu voluta dall'uomo un anno dopo la morte della moglie: "Un giorno disse che mi avrebbe tagliato le dita"

Da una parte una colf che definisce aggressivo l’atteggiamento di Antonio Tizzani tanto da scappare dalla sua abitazione. Dall’altra i colleghi di Gianna Del Gaudio che la descrivono come una donna serena e molto legata a suo marito. Dall’udienza di martedì 11 febbraio, emergono ulteriori dettagli sui caratteri dell’ex professoressa sgozzata a 63 anni nella villetta di piazza Madonna Delle Nevi a Seriate la notte tra il 26 e il 27 agosto 2016 e del 71enne, ex ferroviere, imputato per quell’omicidio.

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A parlare dell’uomo è stata Georgeta Stojan, 57 anni, rumena, di professione baby sitter: “Ho conosciuto Antonio a metà agosto 2017, in modo casuale perchè mi diede un passaggio in auto a Seriate – le sue parole di fronte alla corte presieduta dal giudice Giovanni Petillo – . Quel giorno andò al cimitero. Di fronte al cancello mi disse che sua moglie era morta e che lui aveva bisogno di una colf”.

“Iniziai a lavorare da lui alla fine di quel mese. Secondo quanto accordato, dovevo stare a casa sua 24 ore al giorno per 700 euro al mese, escluso cibo e telefono. Avevo una camera da letto per me, ma dopo tre o quattro giorni mi disse che aveva paura a dormire da solo e mi invitò nel suo letto. Una sera voleva abbracciarmi, ma non abbiamo mai avuto rapporti sessuali”.

“Dopo qualche giorno – ha proseguito la donna incalzata dalle domande del pubblico ministero Laura Cocucci – mi diede qualche ora libera e uscii con alcuni miei amici, anche loro rumeni. Lui mi chiamò e mi disse di tornare a casa perché era geloso. Quando arrivai era arrabbiato e agitato. Era molto possessivo, ma io più di una volta gli dissi che non ero sua moglie e che ero lì per lavorare”.

“Ricordo che beveva solo a tavola, ma un giorno uscimmo a pranzo con i suoi figli e tornò ubriaco al punto da non trovare il suo garage”.

“Un giorno, durante un litigio, mi minacciò e disse che mi avrebbe tagliato le dita – ha aggiunto la 53enne, ancora scossa – . Allora mi chiusi nella mia stanza fino a sera. Il giorno seguente mi alzai presto e lui era già in cucina, stranamente perchè di solito dormiva fino a tardi. Discutemmo di nuovo, allora feci la valigia per andarmene. Lui però me la prese e la nascose, senza lasciarmi uscire. Era alterato e prese in mano una sedia minacciando di colpirmi. Chiamai un mio amico, lui sgridò Tizzani al telefono e chiamò i carabinieri. Arrivarono e me ne andai via con loro”.

Una circostanza, quella della telefonata alle forze dell’ordine, poco chiara e contestata dal difensore di Tizzani, l’avvocato Giovanna Agnelli: “Non è stato Antonio a chiamare i carabinieri?”, ha precisato il legale. “Sì, perchè diceva che io non volevo lavorare, ma non era così”, ha replicato la colf.

Il carattere di Gianna Del Gaudio è emerso invece dalle parole di diversi suoi colleghi all’istituto Rubini di Romano di Lombardia, dove la donna ha insegnato lettere fino alla pensione del 2015, un anno prima della morte: “Era una persona cordiale, serena e ottimista – hanno ricordato diversi docenti – . Negli ultimi mesi però piangeva spesso per la separazione del figlio, essendo lei molto credente e legata al matrimonio”.

“Un paio di volte – hanno raccontato – arrivò a scuola con il braccio fasciato e disse che era caduta dal bus a causa di brusche frenate dell’autista. Dal suo atteggiamento non pareva ci fossero problemi col marito. Anzi, era molto legata a lui, anche perchè una volta lei gli aveva salvato la vita riconoscendo per tempo i sintomi di un infarto”.

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