Ferite simili, ma nessun’altra analogia. Si concluse così il confronto in procura a Bergamo tra i medici legali che avevano seguito le autopsie sui cadaveri di Gianna Del Gaudio e Daniela Roveri. L’incontro, avvenuto nel gennaio 2017 negli uffici di piazza Dante, era stato voluto dall’allora procuratore capo Walter Mapelli (poi venuto a mancare), per trovare possibili collegamenti tra gli omicidi – irrisolti – avvenuti a Seriate e Colognola nell’agosto e nel dicembre dell’anno precedente.
Di quella riunione ne ha parlato il dottor Andrea Verzelletti nell’udienza di martedì 11 febbraio del processo a carico di Antonio Tizzani, accusato dell’assassinio della moglie Gianna nella loro villetta di piazza Madonna delle Nevi a Seriate.
“In procura eravamo presenti noi medici legali e i pm che seguivano i due casi – ha raccontato Verzelletti di fronte alla corte presieduta dal giudice Giovanni Petillo – . Le ferite tra le vittime erano simili, come in ogni caso di scannamento peraltro, ma le analogie si fermavano lì”.
“Quando analizzammo il cadavere della signora Del Gaudio – ha proseguito il medico legale – vedemmo che aveva una profonda ferita al collo e altri taglietti riconducibili allo stesso colpo ricevuto, ma non avevamo pensato che potesse essere stata inferta con un cutter (che poi è stato trovato in una siepe vicina al luogo del delitto, ndr). Ipotizzammo potesse essere stata colpita da dietro”.
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