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Le aggressioni

L’Italia è nera di lividi e pregiudizi

Kande Boubacar e Maty Fall Diba sono solo le ultime vittime di ciò che in Italia viene definito razzismo

Negli ultimi giorni l’Italia è stata scossa da diversi avvenimenti a sfondo razzista, dove le vittime sono giovani ragazzi colpevoli di essere di origini africane, una “macchia” che non potrebbero nascondere nemmeno volendo, una carnagione, la loro, che emerge all’istante in una folla di gente pallida, bianca. Ma l’Italia non deve abbassare lo sguardo verso di loro, per segnarli, giudicarli, contrariare la loro presenza nel nostro paese, l’Italia deve solo provare vergogna verso i figli nati dalla maleducazione, dall’ignoranza, dalla stupidità che li rende ridicoli e pietosi di fronte alle loro stesse parole ed azioni.

Kande Boubacar e Maty Fall Diba sono solo le ultime vittime di ciò che in Italia viene definito razzismo. Kande vive a Palermo, ha 20 anni e la notte fra sabato e domenica mentre sta camminando per strada, fra la gente, viene improvvisamente fermato. Un gruppo di ragazzi lo accerchia, lo insulta, gli dice "negro di m." e che deve andarsene. Uno di loro gli sferra un pugno al viso che lo ferisce. Kande cade e il sangue che gli inizia a colare poco sopra l’occhio. Viene soccorso e portato in ospedale, dove riceve le cure necessarie. Nessun aggressore è stato fermato, sono tutti fuggiti fra le strade della città di Palermo, forse sentendosi grandi per aver ferito un ragazzo, forse non rendendosi conto del loro gesto, così stupido, così insensato, così vigliacco.

Maty invece non è stata aggredita fisicamente, bensì attraverso le parole, così taglienti che ogni giorno vengono postate sui social. Lei è bella, ha solo 18 anni, è cresciuta a Chiampo, in provincia di Vicenza e compare sulla copertina di Vogue con la scritta “Italian Beauty”, ambasciatrice di una bellezza che unisce due terre così lontane e diverse da renderla unica: l’Italia e il Senegal. Mentre lei mostra fiera il suo lavoro di modella sui social, un uomo, Daniele Beschin, coordinatore provinciale di Forza Nuova eletto in quota Lega ad Arzignano, ha commentato: “Per me una chiampese Doc è una ragazza solare, bianca”.

Maty è colpevole di non essere abbastanza bianca, abbastanza italiana per essere definita tale, con una carnagione troppo scura, che ricorda troppo il territorio africano. Ed ecco che l’Italia diventa nera, nera per la violenza che adotta, nera per i pregiudizi che veste, perché troppe volte impugna le vesti di pregiudizio, troppe volte allontana, denigra, picchia l’altro perché troppo diverso.

L’Italia diventa nera, ma di vergogna, di risentimento, di parole che tagliano, di pugni che feriscono. Ancora una volta due ragazzi sono stati vittime, ancora una volta erano colpevoli della loro carnagione, dei loro lineamenti, di essere ciò che non possono nascondere: umani con le loro caratteristiche uniche, coi loro sentimenti che si spezzano facilmente, al primo pugno o al primo insulto.

Sono ragazzi che lavorano, che cadono e si rialzano, che mostrano la parte più bella dell’Italia, quella costruita sull’integrazione e sul lavoro, quella fondata dalla forza di volontà di riuscire a costruirsi un futuro migliore.

Sono ragazzi che camminavano lungo la propria strada chiamata “vita” e sono stati fermati da insulti e pugni, sono vittime della nostra società, quella che usa la violenza contro la diversità, quella che usa “nero” contro bianco, che poi trovalo tu il “difetto” di essere scuro o chiaro di carnagione.

Kande e Maty non sono caduti, scivolati sul razzismo, no. Loro sono rimasti in piedi, ancorati ai loro principi, alla loro personalità e alle loro origini. Quelli che sono caduti sono tutti coloro che usano il razzismo come arma di battaglia, sono tutti coloro che diranno “ah però se uno di loro picchia qualcuno allora va bene”, sono tutti coloro che non capiscono che la violenza deve essere condannata, in ogni suo forma, indipendentemente da chi la esercita.

L’Italia è nera di vergogna e di violenza e finché non prendiamo consapevolezza delle nostre parole, delle nostre azioni, finché non smetteremo di allontanare o denigrare colui che ai nostri occhi appare come diverso, allora l’Italia rimarrà così: tristemente arretrata sotto il macigno della violenza, della differenziazione tra nero e bianco.

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