Secondo la pesante accusa tra il 2013 e il 2014 avrebbe approfittato delle condizioni d’inferiorità psichica di una donna di 35 anni, conosciuta su Facebook, per costringerla o indurla, spacciandosi per medico ospedaliero, ad avere rapporti sessuali con lui e a mettere fine a una precedente relazione sotto lo spauracchio di un fantasmagorico virus che, a suo dire, le era stato provocato dal suo ex compagno.
Ma l’imputato, un geometra di 50 anni, difeso dall’avvocato Giacomo Maj, che era accusato anche di aver indotto la donna ad assumere psicofarmaci per tenerla sotto il suo controllo, è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale “perchè il fatto non sussiste”.
Il collegio giudicante, presieduto dal giudice Giovanni Petillo non ha ritenuto attendibile la versione fornita in aula dalla presunta vittima, così come ha fatto il pm Paolo Mandurino (ha ereditato il fascicolo dal collega Gianluigi Dettori a processo già in corso), che aveva invocato l’assoluzione del 50enne.
“Ciò non significa che l’imputato non abbia avuto comportamenti negativi – ha sottolineato il pubblico ministero -, ma le contraddizioni nel quadro probatorio erano tali da non superare il vaglio del ragionevole dubbio”.
L’uomo, che ha diversi precedenti penali, è stato assolto “perchè il fatto non sussiste” anche dall’accusa di truffa: secondo le contestazioni iniziali, aveva indotto la donna ad aprire una società con lui, dalla quale aveva fatto sparire a suo vantaggio 40mila euro. “La società – spiegato il pm Mandurino – è stata aperta dalla donna con l’imputato davanti al notaio, con un atto notarile per il quale dovremmo allora ipotizzare una responsabilità?”. Anche in questo caso la pubblica accusa aveva chiesto l’assoluzione perchè la versione della presunta vittima non è risultata credibile.
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