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Centro meteo lombardo

Nuovo importante rinforzo del vento atteso per mercoledì

Superato il picco di oggi (martedì), seguito da una temporanea e parziale attenuazione serale/notturna, attendiamo un nuovo importante rinforzo della ventilazione nelle ore centrali di mercoledì 5 febbraio

Superato il picco di oggi (martedì), seguito da una temporanea e parziale attenuazione serale/notturna, attendiamo un nuovo importante rinforzo della ventilazione nelle ore centrali di mercoledì 5 febbraio, con effetti tuttavia più circoscritti al comparto montano d’alta quota e alle nostre province nord-occidentali. Lo annuncia il Centro Meteo Lombardo

Più nello specifico, il canale di massima azione eolica andrà interessando in particolare la Valchiavenna e la fascia prealpino-pedemontana di Lario e Brianza, con possibili raffiche fino a 70-100 km/h dalla tarda mattinata al primo pomeriggio. Forte vento è probabile anche su parte delle medio-alte pianure di nord-ovest e in pedemontana bergamasca e varesina, in estensione lungo i rispettivi canali d’azione in senso meridiano (Ticino-Adda).

Fenomeni molto meno significativi più a oriente, fatta eccezione per un rinforzo da metà pomeriggio in area del Garda e forse parte del Mantovano. Rapida attenuazione dei fenomeni già entro sera/notte.

Giovedì tranquillo, con transito di innocue velature alte.

Per gli interessati non allergici alla lettura, segue un’approfondita analisi didattica della dinamica in atto.

I sistemi frontali che impattano le Alpi da settentrione e lo fanno con gran brio, qual è stato appunto l’evento di stamane, sono molto utili a studiare la risposta fenomenologica del nostro territorio, tra i più complessi al mondo per orografia. Ciò che salta fuori è un vero e proprio rebus: con le dovute proporzioni, è un po’ come studiare i tragitti vorticosi di un fiume in piena, il cui corso è improvvisamente sbarrato da una diga di massi di forma e dimensione irregolari. Autentiche cascate d’aria – se così possiamo chiamarle – sviluppano il proprio cammino lungo il dedalo dei rilievi, rovesciandosi infine nell’ampio bacino padano. La moderna modellistica numerica, con encomiabile sforzo e notevoli passi avanti, cerca di anticiparne i percorsi, consentendoci di prevedere (pur con alto margine d’errore) quali aree ospiteranno i transiti più energici. Dove non arrivano i calcoli, si azzarda d’esperienza.

I più attenti oggi avranno notato i classici cieli “sporchi”, tipici di un’avvezione artica ricca d’aria marittima, perturbazione ben strutturata e gelida in alta quota, che tende a sfondare in parte la barriera alpina, spingendo locali e fugaci nevicate anche un poco oltre i crinali di confine.
Dal canto loro, le Alpi, a guisa di enorme pettine, sfrangiano nubi da rotore e consentono la fuga di qualche stratocumulo galeotto lungo più direttrici meridiane, tese dai crinali confinali fino alle porte dell’Appennino tosco-emiliano.

Sulle nostre teste padane le masse d’aria artica fanno come le caprette a Heidi, forti dell’effetto scaldante-seccante sottovento allo scalino orografico (Favonio). Salutano e scappano via, veloci veloci, mentre a occidente già bussano correnti anticicloniche meno rigide e più stabili. A latitudini più meridionali, invece, in particolare lungo le regioni adriatiche a distanza di sicurezza dalle Alpi e con generoso contributo igrometrico dei mari, si aprono scenari ben più favorevoli all’innesco di forti contrasti convettivi, dunque di precipitazioni anche temporalesche, con conseguente rapido “rovesciamento del freddo” fino al suolo. E’ sostanzialmente questa la ragione per cui simili irruzioni artiche, in Val Padana, esprimono effetti meno invernali rispetto a quelli che possiamo anzi osservare nelle regioni del centro-sud (dove, peraltro, il successivo rientro d’aria fredda da nord-est può determinare nevicate fino a quote collinari lungo la dorsale appenninica). D’accordo, entra vento di gran carriera e a forti raffiche, con spiccata percezione di freddo causa bassa igrometria (ed eventuale calo termico nei fondovalle nottetempo, laddove Eolo smolla), ma il quadro generale – almeno agli occhi e lontano dai monti – ha un vestito tutt’altro che invernale.

Tornando all’evoluzione prevista per domani: dopo la sventagliata frontale di stamane, il nocciolo gelido andrà a declinare lentamente verso il Sud Italia e quindi i Balcani, lasciando la Lombardia proprio sotto il ramo discendente della corrente a getto che ne delimita il perimetro occidentale. La massima azione dinamica di queste correnti di tramontana post-frontale avrà luogo nella parte centrale di domani, mercoledì 5 febbraio, sotto cieli ben più limpidi di oggi (nubi residue soltanto a ridosso dei crinali retici). Oltre al fortissimo vento in alta montagna (attenzione, ben oltre i 100 km/h nei versanti esposti sopra i 2000m), la possente ventilazione in quota da Nord di solito riesce a guadagnare altimetrie di fondovalle solo lungo le classiche direttrici che le fungono da naturale collettore, ossia le valli distese lungo i meridiani. Dunque Valchiavenna e Lario uber alles (valle dell’Adda), nonché Verbano-Ticino, con effetti al suolo a stemperarsi procedendo via via verso l’Appennino.

Le porzioni padane a est dell’Adda, di solito, osservano ventilazione più modesta e irregolare, in virtù della mancanza di collettori orografici favorevoli (scudo orobico). Fanno eccezione il Bresciano orientale e parte del Mantovano, che a loro volta ospitano i canali eolici del Garda e valli limitrofe, di norma attivati in ultima fase (da metà pomeriggio) allorché le correnti in quota tendono ad acquisire una componente nord-orientale.

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