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L'atleta bergamasca

Martina Caironi, squalifica accorciata: condonati 8 mesi, a marzo torna in pista

La Procura nazionale antidoping aveva deferito l'atleta con la richiesta di un anno di sospensione

Accorciata la squalifica per Martina Caironi, che dal prossimo 9 marzo potrà tornare a gareggiare: le sono stati condonati 8 mesi. Lo ha deciso il Tribunale nazionale antidoping.

LA VICENDA

La Procura nazionale antidoping aveva deferito l’atleta con la richiesta di un anno di sospensione, dopo che lo scorso 6 novembre era risultata positiva in un controllo a sorpresa svolto da Nado Italia: l’atleta aveva ammesso di aver usato una pomata per curare un’ulcera al moncone della gamba amputata e di averlo fatto solo dopo aver consultato il medico federale.

Su due punti fermi accusa e difesa si erano trovate d’accordo: l’assunzione non è avvenuta a scopo dopante, l’unguento è stato prescritto dal medico federale Mauro Guicciardi (a sua volta a processo sportivo dopo aver ammesso i fatti) per curare una grave infiammazione del moncherino dell’arto amputato dell’atleta. Ma il procuratore Pierfilippo Laviani era rimasto saldo nel chiedere un anno di sospensione per la Caironi, colpevole di incauta assunzione.

“La Seconda Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping – si legge sulla decisione del Tribunale – in accoglimento della richiesta della Procura Nazionale Antidoping, dichiara sussistenti le violazioni degli artt. 2.1 e 2.2 CSA contestate a Martina Caironi e, ai sensi degli artt. 4.7.4.1, 4.2.2 e 4.5.2.1 CSA, infligge alla medesima la squalifica di un anno decorrente dalla data della presente decisione; accoglie altresì l’istanza formulata, ai sensi dell’art. 4.6.1.1 CSA, da Caironi e, per l’effetto, sospende nella misura di otto mesi la squalifica inflitta alla medesima; determina nel 9 marzo 2020 la data di scadenza della squalifica, tenuto conto del periodo di sospensione cautelare già scontato”.

In pratica il Tribunale le ha riconosciuto uno sconto di otto mesi per aver permesso sia al Coni sia all’autorità giudiziaria di accertare una violazione della normativa antidoping da parte di un soggetto terzo, cioè il medico federale Mauro Guicciardi (a sua volta a processo sportivo dopo aver ammesso i fatti: rischia una squalifica).

Martina Caironi, 32 anni, originaria di Alzano Lombardo, ha vinto l’oro alle Paralimpiadi di Londra nei 100 metri ed è stata portabandiera dell’Italia a a quelle di Rio de Janeiro. La campionessa, per questa vicenda, rischiava di saltare l’appuntamento con le Paralimpiadi di Tokyo in programma ad agosto.

LE DICHIARAZIONI

“Ringrazio chi mi ha sostenuto e chi ha creduto in me. Sono stati mesi difficili ma ora non vedo l’ora di tornare ad allenarmi e alle gare – fa sapere Martina Caironi -. È stata compresa la mia buona fede e la necessità di curarmi, Hanno prevalso rispetto delle regole e buonsenso. Desidero che questa vicenda che mi ha coinvolta non si ripeta con nessun altro”.

A difendere l’atleta di origini bergamasche l’avvocato Giovanni Fontana, coadiuvato dallo studio di comunicazione The Skill, specializzato in vicende mediatico giudiziarie. Per il legale di Caironi “va sottolineata una cosa: Martina ha avuto solo la necessità di curarsi e si è fidata delle indicazioni datele da chi era preposto a questo compito. Il Tribunale ha riconosciuto la sua buona fede”. Per Fontana “c’è un altro aspetto fondamentale da evidenziare: Martina non si è dopata, durante il dibattimento è emerso in modo chiaro che l’uso di quel medicinale era a scopo terapeutico e non a fini di doping”.

 

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