• Abbonati
Al papa giovanni di bergamo

“Competenza e umanità: così la terapia intensiva pediatrica ha salvato nostro figlio”

La testimonianza di due genitori bergamaschi durante il convegno sulla gestione clinica del trauma cranico pediatrico: "Grazie a loro siamo usciti da un incubo"

Quando raccontano la loro storia hanno gli occhi lucidi. I ricordi sono ancora troppo forti e nitidi, nonostante siano passati quasi cinque anni da quel maledetto 4 luglio 2015, quando loro figlio Andrea (nome di fantasia: la famiglia è molto riservata e ha deciso di non renderlo pubblico) è precipitato nel vuoto durante un’escursione in montagna.

Un volo di dieci metri, terribile, che ha fatto temere al peggio.

Poi il trasporto d’urgenza al Papa Giovanni di Bergamo, con l’elisoccorso, e un lungo percorso di ripresa con momenti critici e difficili. Com’è normale che sia in situazioni simili.

Oggi tutto si è risolto nel migliore dei modi, col lieto fine che tutti sognavano: Andrea, dopo 7 mesi in ospedale, si è ripreso ed è tornato a vivere come un qualsiasi bambino di 12 anni, con scuola, giochi e amici.

I genitori, L.M. e A.B., hanno raccontato la loro esperienza al Pediatric Traumatic Brain Injury, il congresso dedicato alla gestione clinica del trauma cranico pediatrico (organizzato dalla FROM – Fondazione per la Ricerca dell’Ospedale di Bergamo, dalla ASST Papa Giovanni XXIII e promosso da Fondazione internazionale Menarini di Milano) che si è svolto al Papa Giovanni di Bergamo giovedì 30 e venerdì 31 gennaio.

“In ospedale abbiamo avuto subito l’impressione di essere arrivati in un posto speciale, nonostante il dramma che stavamo vivendo – racconta la mamma del bambino -. Ero terrorizzata e spaesata, ma sono stata accolta e coccolata da tutto il personale, che mi ha trattato in modo umano. I ricordi che ho di quel periodo difficilissimo sono davvero tanti. Il più bello? Sicuramente il giorno del risveglio, dopo tre settimane di coma: quando sono arrivata in ospedale e ho sentito la dottoressa Pellicioli che chiamava mio figlio stavo per svenire. Mi ha aperto il cuore”.

“Ricordo che siamo stati subito rassicurati dal personale – spiega invece il papà -. Ci hanno lasciato stare al fianco di Andrea, potevamo vederlo, toccarlo, parlarci: questo ci ha rincuorato nei momenti più difficili. I medici si sono letteralmente messi a nostra disposizione, ci aggiornavano quotidianamente sulle condizioni di nostro figlio e ci hanno dimostrato di essere sempre a disposizione nostra e di Andrea, giorno e notte”.

Il convegno è stato anche un’occasione per riflettere su cosa poter migliorare nel reparto: “Dovreste lavorare sui rumori, sulle sirene degli allarmi: suonano spesso e ci stavano facendo impazzire” è la risposta del padre di Andrea.

La testimonianza è stata guidata dal dottor Ezio Bonanomi, direttore del reparto di Terapia intensiva pediatrica del Papa Giovanni di Bergamo: “Il lavoro dei genitori in queste situazioni è fondamentale – spiega -. Sono loro che devono trasmettere tranquillità al figlio, così da poter agevolare il nostro compito. Anche durante la fisioterapia sono importantissimi: un bambino non seguirà mai un dottore come può seguire un genitore durante il lavoro”.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI