Dopo tanto grigio della sala, il colore: ecco Caravaggio! “Concerto” è il titolo della tela che è giunta nel pomeriggio di giovedì 30 gennaio in Gamec per la mostra “Tiziano e Caravaggio in Peterzano” voluta dall’Accademia Carrara che aprirà il prossimo 6 febbraio.
Nella ultima sala al secondo piano, a conclusione della mostra ecco le due tele del Merisi “Il Bacchino malato”, autoritratto in veste di Bacco, olio su tela, Roma, Galleria Borghese e “Concerto”, olio su tela, New York, The Metropolitan Museum of Art. A lato un bozzetto di Peterzano che ritrae una figura e che rimanda a sua volta alla posizione del “Bacchino malato”, infine un testo del tempo nel quale si conferma la presenza del giovane Caravaggio nella bottega del Peterzano a Milano, dopo che quest’ultimo ha chiuso con l’esperienza veneziana dove ha attinto a piene mani dagli insegnamenti della pittura veneta del maestro Tiziano.
Vedere scartare dal vivo un’opera che giunge dal Metropolitan Museum di New York è un’emozione indescrivibile, soprattutto quando ad apparire dalla cassa tra i veli è il “Concerto”, quattro giovani musici tra liuti, viole, spartiti e grappoli d’uva.
La tela fu realizzata nel 1595 circa, quando il Caravaggio si era trasferito a Roma, a Palazzo Madama, dimora del suo mecenate del momento, il cardinale Francesco Maria del Monte (1549 – 1626). È un’opera giovanile del Caravaggio, messa in mostra proprio per sottolineare il legame con la scuola di Peterzano e prima che il Merisi assorbisse altri insegnamenti appresi nell’ambiente della capitale.
Dicevamo del cardinale Francesco Maria del Monte che aveva accolto proprio il 24enne Caravaggio tra i suoi stipendiati dopo aver acquistato alcuni suoi dipinti. La corte del cardinal del Monte è per Caravaggio un luogo stimolante e frequentato da artisti e intellettuali, ma anche da tantissimi musicisti, cantanti e i castrati ospiti, essendo il cardinale protettore dei Cantori della Cappella Sistina. Quindi i musicisti di palazzo diventano per Caravaggio dei modelli per quest’opera adattandola alla sua ispirazione, attualizzando la scena come è sua caratteristica.
C’è il liutista mentre accorda lo strumento e il suonatore di cornetto (forse un autoritratto) che osservano lo spettatore, c’è di spalle il cantante concentrato su una partitura e, infine, c’è un candido e innocente cupido con le sue frecce che ha tra le mani grappoli d’uva. I volti e le espressioni dei musicisti sono di una sensualità e di una bellezza senza pari, anche se la tela – forse per i robusti restauri – ha perso alcune delle velature del maestro. Basta soffermarsi in silenzio davanti a questo capolavoro per sentire l’inno all’amore, all’ebbrezza del vino, e quella sinfonia che presto i musicisti suoneranno.
Nella parete opposta il dialogo con il Bacchino malato, un Caravaggio più maturo e certamente diverso ma che ancora una volta attinge dalla sua bravura e dagli insegnamenti ricevuti. La corolla di edera che cinge il capo del Bacchino è qualcosa di magistrale così come la posa plastica della figura, lo sguardo del protagonista e la luce che sempre gioca nelle opere del Merisi un ruolo primario e rivoluzionario.
Un’anteprima della grande mostra che giovedì 6 gennaio aprirà al pubblico. Un ottimo motivo per non perdersi questa mostra che raccoglie in una sola sala due opere del Caravaggio che emozionano.
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