• Abbonati
La riflessione

Quando nel tuo rifugio c’è troppo silenzio. E ti fa paura fotogallery

Ognuno di noi ha il proprio posto sicuro: fisico o astratto. Ma ci sono dei momenti, delle volte, in cui tutto sembra fermo

Ognuno di noi ha il proprio posto sicuro: fisico o astratto. Una panchina, una palestra, una canzone o un abbraccio. Uno schizzo di pittura o una vecchia Canon con il rullino che non vuole saperne di non bruciarsi. Un posto in cui ti rifugi quando tutto sembra andare male, dove esulti e ti congratuli con te stesso e magari, perché no, ti dai anche una pacca sulla spalla. Dove ti rifugi quando sei orgoglioso perché hai superato quel tuo limite, quello che nonostante sia piccolo piccolo, ti appare come un gigantesco tronco di baobab che per qualche motivo è finito in mezzo alla strada, e non ti lascia passare. O magari hai solo voglia di stare un po’ con te. Di ascoltarti. Di capirti.

È un tuo mondo. Solo tuo.

Ma ci sono dei momenti, delle volte, in cui tutto sembra fermo. La tua unica fonte di sfogo diventa a sua volta un problema.

Poniamo che ci sia una grotta, non troppo grande e nemmeno spaventosa, buia non troppo, tanto che tu non vedi ma nessuno ci vede dentro te. Vuota, segreta. È il tuo posto e forse è anche il posto di altri. Anche altri forse l’avranno scoperta, forse non c’hanno dato peso e vedendola hanno solo pensato “toh, una grotta”, e hanno tirato dritto, o forse è anche il loro posto segreto e tu non lo sai. Tu lo dividi con loro e loro con te. E nessuno lo sa.

Fatto sta che questa grotta, in un “qui” da qualche parte, c’è, e in quel momento ci stai solo tu, e ci stai come non stai in nessun altro posto, ci stai del tutto, completamente. Sei parte della roccia: con le braccia, con le gambe, la testa e il cuore. Vedi con i suoi occhi, pensi con la sua mente. Senti tutto ciò che sei, che pensi, e le parole iniziano a prendere una forma e un ordine e inizi a capirti un po’ di più, a guardarti dentro e a sentirti, che i tuoi pensieri sono talmente forti che non puoi non ascoltarli, anche se ti tappi le orecchie, anche se non vuoi, anche se non puoi.

Iniziano a muoversi, prima piano, poi aumentano la velocità e sempre più veloci, sempre più veloci, sembrano sbattere contro le pareti della grotta e si scontrano e si respingono, niente incroci, passano solo col rosso. Come se di punto in bianco qualcuno avesse aperto la finestra e tutti gli appunti di quel povero disgraziato finiscono da tutte le parti. Fanno un grande rumore, quei pensieri, che quasi ti sembra di vederli.

Ma ogni tanto capita che ci sia un eterno e assordante silenzio. Niente. Nemmeno l’eco del tuo respiro. Apnea. Solo silenzio. E in quel momento vorresti così tanto che tutto quel vortice che hai dentro ti assordasse con la sua verità. Anche se ti dà un po’ fastidio, anche se non vorresti, che non è mica il momento. E invece nulla. L’uragano che sta dentro di te se ne sta lì, buono buono. Sembra non volerne sapere di uscire. Sembra quasi voglia fare meno rumore, come se chiedesse “scusa” per ogni minimo e apparente equilibrio rotto.

E allora resta così. Niente caos che mette ordine.

Quel magico strumento che ti aiuta, di solito, a guardarti dentro, non va più. Avrà le pile scariche? Qualche rotella fuori posto? Magari si è incastrato un ingranaggio e tac: salta tutto.

No. Hai solo bisogno del silenzio per guardarti dentro. Con calma, accortezza e delicatezza. In punta di piedi.

Ci sono cose che non ti puoi sparare nelle orecchie, ma devi accompagnarcele, sceglierle, come le ciliegie quando sono mature. E poi ci puoi giocare a quant in cua.

Aspetta. Abbi pazienza. Ascoltati, e tutto tornerà. Tutto apparirà più chiaro.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI