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La storia

Cornelia “Mimma” Quarti, la storia di una giovinezza vissuta lungo la via della salvezza

Nata ad Albino nel 1923, la giovane crebbe assieme al fratello Bruno a Bergamo all'interno della villa di via Santa Lucia 16, centro della Resistenza orobica fra il 1943 e il 1945.

Non esiste dono più grande per le generazioni future che quello della memoria.

A ricordarci ogni anno tutto ciò è il Giorno della Memoria, ricorrenza fondamentale che ci consente di riflettere sulla tragedia della Shoah affinché la stessa non si possa più ripetere in futuro.

Per non replicare questo tragico errore è necessario non solo rammentare gli orrori perpetrati nei confronti del popolo ebraico, ma nemmeno dimenticarsi di chi provò a opporsi a questa strage disumana, come nel caso di Cornelia Quarti detta “Mimma”.

Nata ad Albino nel 1923, la giovane crebbe assieme al fratello Bruno a Bergamo all’interno della villa di via Santa Lucia 16, centro della Resistenza orobica fra il 1943 e il 1945.

Come ricordato dalla stessa Mimma in una testimonianza raccolta da Angelo Bendotti e Giuliana Bertacchi, la casa venne requisita dalle truppe tedesche, un escamotage che permise alla famiglia Quarti di ospitare diversi esponenti del movimento antifascista.

Cresciuta sotto un regime che calpestava la dignità e l’intelligenza femminile, la ragazza frequentò il liceo classico cittadino dove incontrò l’amica Velia Sacchi con cui, in compagnia di Bianca Artifoni, fondò nell’estate del 1943 il comitato bergamasco dell’Associazione femminile italiana per la pace e la libertà.

Impegnata dopo l’8 settembre in un gruppo di donne attive a portar soccorso agli ex-prigionieri della Grumellina, Mimma venne tradita da Clelia Fioretti Bossi, nota spia fascista, e condotta alla Federazione Fascista dove venne a lungo interrogata da Gino Strohmenger.

A seguito di questo episodio, l’attivista decise di lasciare Bergamo e di trasferirsi a Milano dove compì numerose azioni per incarico dei comandi di Giustizia e Libertà e dove, a partire dall’autunno 1944, iniziò a svolgere il compito di corriere al confine fra Italia e Svizzera.

Durante questa fase la storia di Mimma Quarti si legò a quella di diversi cittadini ebrei che, grazie al suo ausilio, trovarono la via della salvezza: “Ad un certo momento abbiamo organizzato il trasporto in Svizzera sia dei prigionieri alleati che erano qui in regione, sia degli ebrei… Ricordo anche di parecchi
ebrei portati alla frontiera […]. Si andava attraverso le montagne… si andava fino a un certo punto con il treno e poi attraverso la montagna… So che era dalle parti di Como, di Lecco …”.

Terminata la guerra, collaborò con il quotidiano “L’Italia Libera” prima di laurearsi e trasferirsi in Francia dove, all’interno dell’équipe del professor Henri Laborit, si dedicò agli studi di neuropsichiatria,
specializzandosi in seguito nel campo infantile.

Insignita della Legion d’Onore per i suoi meriti scientifici, Mimma Quarti morì a Parigi il 10 settembre 1984 senza mai dimenticare l’esperienza vissuta durante la guerra.

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