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Iran e non solo

Guardatevi intorno, sta per iniziare una guerra

Benvenuti nel 2020, dove un presidente preferisce un telefonino alla diplomazia

Guardatevi intorno. Sta per iniziare una guerra, nonostante le sia stato appioppato il termine pace. Mi correggo: è cominciata con un drone militare istigato da un uomo che si è ritrovato a fare il presidente USA, è iniziata con la “legittima difesa” dello Stato più forte e imponente a livello internazionale.

Un uomo che si è ritrovato per pura fortuna a fare il presidente e che preferisce sfogarsi mediante dei miseri post, attaccando giovani attivisti, insultando le donne, specialmente se attrici, insultando il mondo di Hollywood, sbeffeggiando in modo estremamente crudele una persona in relazione all’orientamento sessuale. Questo è l’uomo che ricopre la carica di presidente dello Stato che possiede un esercito da 1473900 soldati permanenti. Ma lui dice di governare un paese, mentre io credo che cerchi inesorabilmente di rincorrere la popolarità che tanto vorrebbe affidandosi ai suoi tweet, come se un uccellino azzurro potesse risolvere tutti i problemi del nostro pianeta.

Su ordine del 45esimo presidente degli Stati Uniti d’America, il 3 gennaio 2020 è stato assassinato il massimo generale iraniano all’età di 62 anni. 7 missili hanno centrato due auto a Baghdad, in cui sedeva tranquillo uno degli uomini più potenti dell’intero Medio-Oriente: Qassem Soleimani. E’ stato un uomo crudele, ma Donald Trump ha deciso di ucciderlo, ha ordinato il suo omicidio senza prima consultare il Congresso, come se fosse un monarca assolutistico. Ovviamente l’Iran ha contrattaccato, dando genesi all’operazione “Comandante martire Soleimani” attaccando due basi USA situate in Iraq, ferendo 11 militari statunitensi.

Gli iracheni sono strumentalizzati dagli Stati Uniti e dal presidente stesso, l’Iraq non è più una repubblica parlamentare federale, è il campo di battaglia statunitense. Trump vorrebbe essere Ercole, un uomo impavido per antonomasia, prestante, forzuto, una persona di grande forza fisica e mentale, ma risulta irrimediabilmente sciocco. Non ragiona sulle sue mosse,
è impulsivo e frettoloso, non conosce la definizione di diplomazia e preferisce l’uso della violenza per la risoluzione di tensioni che potrebbero essere concluse mediante opere diplomatiche studiate e precise. Ha invocato la guerra, ma adesso prega per la pace. È uno dei pochi presidenti che è riuscito a rendersi squallido dinanzi all’intero panorama internazionale, ma lui spera ancora di essere appoggiato nonostante sia apprezzato esclusivamente da coloro che fanno del razzismo e dell’intolleranza i propri cavalli di battaglia. Ma io, da spettatore esterno, mi chiedo come un uomo che è stato al centro di tantissime bufere mediatiche, che ha condotto una campagna elettorale apertamente misogina e xenofoba sia arrivato alla vetta del potere. Trump si considera l’uomo che ha realizzato il sogno americano. Si laureò in economia all’Università della Pennsylvania, è figlio di un facoltoso imprenditore, ha creato un impero sul suo nome, la Trump Organization. La compagnia si occupa della vendita al dettaglio e online, dell’edilizia e dello sviluppo immobiliare, gestisce numerosi hotel, resort, grattacieli e campi da golf con un portafoglio tra i 33,4 e gli 87,9 milioni di dollari. È 766 a nella lista delle persone più ricche del mondo redatta dalla rivista “Forbes” nel 2018 con un patrimonio
di 3,1 miliardi di dollari.

Ma Trump è ben di più e ha destato un altro problema, conosciuto a livello sovranazionale come “Scandalo Trump-Ucraina”. Sinteticamente, Trump ha obbligato il presidente dell’Ucraina a
indagare su Joe Biden, ex vicepresidente dell’amministrazione Obama e, ovviamente, candidato alle prossime primarie del partito Democratico statunitense. Secondo Trump, avrebbe interferito
con la giustizia ucraina salvaguardando suo figlio. Queste accuse si sono rivelate totalmente infondate, anzi si sono riversate sullo stesso presidente.

Trump avrebbe fatto pressione su Volodomyr Zelensky, presidente ucraino, bloccando 400 milioni di dollari. Le indagini sarebbero state svolte dall’avvocato di Trump, Rudolph Giuliani.
Luigi XIV disse:«L’État, c’est moi!» ovvero “Lo Stato sono io”, forse Trump l’ha preso troppo alla lettera. Ha anteposto i suoi bisogni a quelli della nazione che governa, ha favorito se stesso e
non il suo popolo. Ha voluto eludere la concorrenza, ricattando l’Ucraina. E queste sue azioni l’hanno portato all’impeachment, ovvero al procedimento di accusa contro un alto funzionario, in
particolare il capo di Stato.

Ma quello che ha lasciato davvero senza parole è il fatto che l’amministrazione Trump abbia chiesto alla Corte Suprema, la più alta corte federale degli Stati Uniti d’America, di legalizzare il
licenziamento dei transgender per colpa del loro orientamento sessuale, ma già nel luglio del 2017 Trump vietò alla minoranza transgender di servire nell’esercito. Questo è il paradigma che si è
posto Donald Trump: una persona transgender merita di essere licenziata? Vi rendete conto dell’uomo che controlla cinquanta Stati e un distretto federale con un PIL di 20 494 050 milioni di
dollari?

Vorrei concludere citando Voltaire: “Se sono inevitabili i flagelli della guerra, non odiamoci, non laceriamoci l’un l’altro.”. Le differenze che distinguono gli atomi chiamati “uomini” non devono
essere emblemi o arazzi dell’odio e delle persecuzioni, né i vestiti che indossano, né le lingue che parlano, né le opinioni che esprimono. Non odiamoci, dovremmo essere più tolleranti, dovremmo
riconoscere l’imperfezione e la fragilità degli esseri umani.

Benvenuti nel 2020, dove un presidente preferisce un telefonino alla diplomazia.

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