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Bergamo

“Bara e Mamadou, aiutavano noi residenti: perché sono stati allontanati?”

La lettera, pubblicata sul gruppo Facebook 'Sardine Bergamo', racconta un episodio con protagonisti due ragazzi senegalesi che, a quanto pare, offrivano spesso una mano a persone in difficoltà: anziani e disabili su tutti

La lettera di cui vi parliamo è stata pubblicata pochi giorni fa sul gruppo Facebook “Sardine Bergamo” da Dario Mione. I protagonisti sono “Bara e Mamadou. Due cittadini senegalesi che, come molti loro connazionali, fra speranze e timori, ad un certo punto della propria vita hanno deciso di lasciare la terra d’origine in cerca di miglior sorte nel nostro Paese”.

Da circa un decennio, forse più, bazzicano la zona alta di via XXIV Maggio, a Bergamo. Spesso stavano di fronte al civico 2/G, dove tutti ormai li conoscono. “Anche molti altri residenti e commercianti della zona, nessuno dei quali ha mai avuto da ridire. Se vi fosse capitato di passare in questi anni – prosegue la lettera – li avreste potuti trovare intenti ad aiutare qualche anziano, persone con difficoltà motoria, la portinaia o altri inquilini bisognosi di aiuto”.

Un particolare importante: “Non espongono merce da vendere sul marciapiede, per questo è piuttosto arduo definirli ‘vù-cumprà'”. Piuttosto “vivono alla giornata, facendo ogni tanto qualche lavoretto e cercando di rendersi utili, senza mai chiedere nulla, neppure a passanti o automobilisti che parcheggiano l’auto sul lato sinistro della strada” procedendo verso via Statuto.

A parte qualche sporadico episodio, qualche segnale d’intolleranza nei loro confronti si sarebbe verificato a partire dallo scorso anno. Con qualche frase irriguardosa del tipo “siete venuti coi barconi, adesso ve ne dovete tornare a casa”. “Persone che proferiscono frasi dal significato tanto profondo, naturalmente – commenta sempre l’autore della lettera – ignorano che Bara torni a casa ogni uno o due anni per trascorrere i mesi estivi con la moglie e la figlia, e che per il viaggio dal Senegal all’Italia prenda l’aereo e non un barcone”.

La situazione sarebbe sensibilmente peggiorata con l’arrivo del 2020. Ed ecco che arriviamo al dunque: “Un giorno due militari della vicina Guardia di finanza li hanno fermati in prossimità del civico 2/G e uno dei due, dopo aver chiesto se fossero regolari, avrebbe detto: ‘regolari o irregolari, voi di qui ve ne dovete andare’. La motivazione? Pare che due commercianti della zona (‘uno che nemmeno si trova vicino al civico 2/G’, specifica la lettera) si siano lamentati, perché alcuni clienti pare si siano detti infastiditi dai due senegalesi”.

Morale? “Al momento al civico 2/G non c’è più nessuno che aiuti gli anziani a portare la spesa, le persone con difficoltà motorie o la portinaia ultrasessantenne a sbrigare alcuni dei lavori più pesanti, per i quali loro si prestavano sempre volentieri. Il tutto perché il colore della loro pelle e la loro presenza sembrano aver dato fastidio a qualcuno”.

La lettera finisce col porre alcune domande ai protagonisti della vicenda: ai commercianti e in particolare alla Guardia di Finanza, per le frasi che i due militari avrebbero rivolto a Bara e Mamadou. Con una riflessione: “Da tutto ciò – conclude chi ha scritto la lettera – l’unica cosa certa che si può dedurre è che il razzismo e l’intolleranza hanno ormai superato ogni limite di sopportazione. O, perlomeno, hanno abbondantemente superato il mio”.

Contattata per un chiarimento, la Guardia di Finanza pensa possa trattarsi di un episodio avvenuto il 13 gennaio. “Semplicemente abbiamo ricevuto una segnalazione di vendita abusiva di prodotti nei pressi di una clinica ospedaliera e siamo intervenuti, come abbiamo l’obbligo di fare – spiega il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Bergamo, Colonnello Mario Salerno -. I militari che sono intervenuti non hanno riscontrato la presenza di venditori ambulanti nei pressi del luogo segnalato, ma hanno individuato, nelle vicinanze, due persone che avevano con loro una busta di plastica ingombrante chiusa. A quel punto è stato chiesto loro se stessero vendendo prodotti, ma ci tengo a sottolinearlo, non in maniera boriosa o sgarbata, tantomeno senza intimare alcun allontanamento. Non avendo riscontrato violazioni, non è stato necessario procedere ad identificazioni o verbalizzazioni, pertanto i finanzieri sono rientrati in caserma” precisa il Comandante.

Non essendo stati identificati, al momento non è possibile sapere con certezza se i due fossero proprio Bara e Mamadou. Ad ogni modo “è stato fatto presente, senza ricorrere ad alcun gesto o azione eclatante, che ogni commercio abusivo è vietato – osserva il Colonnello -. Indipendentemente da chi possa commettere un illecito, che sia un cittadino italiano o straniero, senza distinzione di sorta, noi abbiamo l’obbligo di intervenire, a maggior ragione se un presunto illecito viene commesso in un luogo sensibile come una clinica e addirittura a pochi passi dalla nostra caserma” come nel caso in esame. “Siamo un’Istituzione a presidio della legalità e della sicurezza economica finanziaria – conclude il Colonello Salerno – chiamata ad intervenire nei confronti di chiunque violi il nostro ordinamento, a tutela e nell’interesse dei cittadini, delle imprese e dei commercianti che rispettano le regole”.

A corredo del testo pubblicato sui social, si trovano allegate un paio di foto con un’altra lettera: quella scritta a penna da una giovane residente che spera di rivedere Bara e Mamadou, sottolineando l’aiuto che più volte avrebbero offerto ai residenti della zona, anziani e disabili compresi: nel portare i sacchetti pesanti della spesa, nel portare a spasso il cane o a trovare un posto dove infilare l’auto. “E no, non è una questione politica – conclude la lettera – è una questione di umanità”.

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