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Appunti & virgole

Atalanta troppo brutta per essere vera: ko in testacoda fotogallery

Nel segno di Petagna: l'ultima vittoria della Spal con nonno Francesco allenatore nel 1966. Ma i nerazzurri sono ancora avanti rispetto allo scorso anno

L’ultima sconfitta in casa? Dopo aver dominato la capolista per 75 minuti, poi cedi di fronte ai colpi di classe dei suoi campioni. E ti domandi perché, se dopo aver giocato così bene contro la Juve poi perdi, ma il calcio è anche questo.

Passano poco meno di due mesi, inizia il girone di ritorno e sogni di riprendere il quarto posto assieme (ma anche davanti, per gli scontri diretti) alla Roma e invece che ingranare la quinta parti con la retro. E giochi una delle partite più brutte di questo campionato. Contro chi? Non con la capolista ma contro l’ultima in classifica…

Assurdo? No, capita anche ai migliori e qualche segnale (di stanchezza, comunque di frenata) l’aveva dato anche l’Inter pareggiando a Lecce contro una delle pericolanti. Per dire che non c’è mai nulla di scontato, in Serie A.

Anche l’Atalanta, se non è bellissima come al solito, come succede spesso, può scivolare e fermarsi improvvisamente. Perché l’orchestra di Gasperini è un meccanismo che funziona al meglio come se avesse il pilota automatico quando tutti i suoi orchestrali sono sul pezzo. Se qualcuno stecca o manca… sì, alcune alternative valide ci sono, però non sempre i tre tenori (Gomez, Ilicic, Zapata) si possono rimpiazzare tanto facilmente. D’altra parte il primo che li definisce insostituibili è proprio il Gasp, no? E qualche ragione ce l’ha.

Comunque, l’Atalanta perde con la Spal una partita che non ha mai creduto davvero di lasciarsi scappare, di lasciarla in mano all’avversario. Perché sull’1-0, fine primo tempo, tutti sapevano che il risultato non era in cassaforte, però aspettavano solo il momento del raddoppio: una squadra che aveva segnato 13 gol nelle ultime tre partite a Bergamo (3 contro il Verona, 5 al Milan e al Parma), come avrebbe potuto farsi ingabbiare dalla Spal? Eppure succede perché tutti o quasi giocano sotto le loro possibilità e lo stesso allenatore non le indovina tutte, come avviene invece altre volte. Ti mancano due esterni e provi a spostare il jollly de Roon in fascia, però così facendo lo togli a un centrocampo dove Freuler e Pasalic girano un po’ a vuoto.

La squadra è spezzata, le punte stanno alte, dice Gasp? Purtroppo è anche serata difficile per il Papu, che viene da una settimana complicata per vari acciacchi e Zapata non è ancora lucido come quando segnava appena toccava palla: un assist e un palo sono il frutto di un bomber ancora un po’ imballato, è normale. Per fortuna c’è Ilicic, gran gol di tacco da fenomeno, però predica un po’ nel deserto e nell’assedio finale è anche un po’ spompato.

La difesa si fa superare prima di testa da Petagna e poi da un’invenzione di Valoti che salta come birilli Toloi e Palomino. Non solo: il colpo di testa di Petagna arriva su assist di Reca che si fa tutta la fascia sinistra vanamente inseguito da Djimsiti. Qualche dubbio lo lascia anche Sportiello, mentre Caldara a Firenze e con la Spal trova un’Atalanta un po’ disattenta e poco equilibrata, non certo la situazione migliore se sei in rodaggio.

Aggiungiamo che, oltre a Berisha che sembra Superman, con mani e gambe sempre su ogni pallone, in questa specie di festa dell’ex c’è Petagna che contro l’Atalanta segna sempre.

Una tradizione che (purtroppo) si rinnova: l’ultimo successo della Spal a Bergamo era targato Francesco Petagna, cioè il nonno di Andrea, allora allenatore dei biancazzurri. Sono passati ben 54 anni, dal 23 ottobre 1966, contro l’Atalanta di Angeleri (e in campo di Beppe Savoldi, dall’altra parte anche Osvaldo Bagnoli), gol di Muzzio al 43′.

Eravamo tutti convinti, lunedì 20 gennaio 2020, che al solito gol di Petagna si potesse rimediare, come l’anno scorso quando Ilicic e Zapata ribaltarono lo svantaggio nel secondo tempo. Era la quarta giornata di ritorno, anche allora l’Atalanta era quinta (con 38 punti) a un punto dal Milan, davanti la Juve imprendibile (63), Napoli (52) e Inter (43).

Però alla prima di ritorno l’Atalanta l’anno scorso era settima con 31 punti. Forza, allora, se tanti giocatori improvvisamente non girano otto giorni dopo aver incantato a San Siro con l’Inter… L’Atalanta non è questa, così bruttarella e sprecona, che arriva seconda su tanti palloni e perde parecchi contrasti: si può recuperare e ripartire con il dovere (come ricorda Gasp ogni settimana) di puntare all’Europa (per la Champions si può sempre sognare).

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