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L'intervista

“Col mio calendario scopriamo le sportive che hanno cambiato la storia” fotogallery

Emiliana Losma, libera ricercatrice della storia delle donne, illustra il nuovo calendario che ha realizzato focalizzando l’attenzione sulle sportive

“Generalmente le donne finiscono su un calendario per due motivi: perché sono sante o perché si spogliano. Questo, invece, fa conoscere tante figure femminili che hanno compiuto grandi imprese”. Così Emiliana Losma, libera ricercatrice della storia delle donne, illustra il nuovo calendario che ha realizzato focalizzando l’attenzione sulle sportive.

La pubblicazione vuole essere uno strumento per scoprire atlete che hanno cambiato la storia ma, nonostante questo, generalmente risultano poco conosciute. Abbiamo intervistato Emiliana Losma per saperne di più.

Come è nato questo progetto?

È il frutto di un’esperienza più che decennale che ho acquisito svolgendo lavori in archivi e biblioteche che si occupano di storia delle donne. L’idea è scaturita notando che ogni giorno sulle pagine Facebook vengono pubblicati post relativi ad anniversari di nascita o di morte di personaggi famosi e quasi sempre si tratta di uomini. Ci sono poche eccezioni, come Rita Levi Montalcini e Frida Kahlo, che sono grandi donne, ma non sono le uniche: ce ne sono tantissime altre di cui non si parla mai. Inoltre, citando solo loro si escludono i legami che hanno avuto con altre professioniste nello svolgimento del proprio lavoro. In altri casi, invece, vengono ridotte a una presenza puramente simbolica.

In che senso?

Considerando che oggi ci sono molti gruppi femminili/femministi attenti all’argomento, spesso gli autori di libri e gli organizzatori di convegni nominano una donna per non risultare maschilisti, ma è limitante: ci sono molte figure femminili da riscoprire e il calendario ha l’obiettivo di farle conoscere. In modo particolare, l’edizione del 2020 è dedicata alle donne che hanno compiuto importanti imprese in ambito sportivo.

Con quali criteri le ha selezionate?

Ho individuato 366 donne, tutte defunte, appartenenti a 50-60 nazioni diverse: le ho scelte senza limitazioni geografiche tra le protagoniste di tutte le discipline sportive. Ognuna è abbinata a un giorno in relazione alla data di nascita o di morte. Sono molte, la nostra memoria come patrimonio comune non ne ricorda così tante: rimangono impresse più facilmente le personalità maschili perchè vengono insegnate a scuola, i quiz televisivi ne parlano e le mostre generalmente puntano su di loro, mentre di quelle femminili si ha meno conoscenza. È così in ogni settore: c’è tutta una storia da scoprire, come dimostrano anche i calendari che ho realizzato in precedenza.

Quali sono?

Quattro anni fa è stato pubblicato il primo, generalista, contenente un migliaio di donne, spaziando dalla politica a ogni campo del sapere come filosofia, scienza, sport, letteratura, cinema e teatro. Mentre lo stavo preparando, la ricerca mi rimandava a tante altre donne, così ho stilato un programma pluriennale che ogni anno vede protagonista un settore diverso e insieme le pubblicazioni costituiranno una collana. Di fatto si tratta di un’enciclopedia ma rispetto a quella tradizionale non si disperde tra i libri di uno scaffale perchè viene consultata tutti i giorni.

Su quali settori si è concentrata?

Dopo il calendario generalista ho proseguito con le artiste (pittrici, scultrici e illustratrici) e poi con le scienziate di scienze dure (fisiche, chimiche, mediche, astronome e astrofisiche). Ora è la volta delle sportive, un mondo ricco di grandi atlete, anche se ancora oggi in Italia non sono riconosciute come professioniste perpetrando una discriminazione rispetto agli uomini. Le ripercussioni sono molteplici: al di là di ogni considerazione sugli ingaggi, che possono essere più o meno elevati a seconda dei singoli casi e della categoria in cui si gioca, praticando sport a livello dilettantistico, alle donne non vengono riconosciute ferie, contributi per la pensione, infortuni e maternità.

calendario ginergico

Tra le sportive inserite nel calendario quale l’hanno colpita maggiormente?

Innanzitutto Berta Benz, che è stata la prima persona a guidare su una lunga distanza. Era sposata con Karl Benz, considerato l’inventore dell’auto ma prima di essere sua moglie è stata una sorta di imprenditrice: ha usato la sua eredità per sostenere il progetto del marito. Lui non si decideva a lanciare l’automobile, così una mattina lei ha preso i figli, è salita sulla quattro ruote e si è recata da sua madre che abitava a circa 100 km di distanza. Siamo alla fine dell’Ottocento ed è stato un grande successo: fu un’operazione tecnica perché mostrò che il veicolo funzionava, ma ebbe anche un grande impatto psicologico perché sbloccò il marito. Inoltre si rivelò un’ottima iniziativa pubblicitaria perchè ha avuto un notevole richiamo: quel percorso è la Berta Benz Official Route e recandoci in Baviera ancora oggi possiamo attraversarlo ed è un’attrazione turistica.

Oltre Berta Benz quali figure spiccano?

Alice Milliat, la fondatrice dei giochi olimpici femminili nel 1922, rispondendo con un successo a coloro che sottovalutavano la pratica sportiva da parte delle donne. E ancora, Ada Pace, pilota di auto e moto; correva gare miste e il 21 aprile 1951 si aggiudicò la Torino-Sanremo, anche se gli organizzatori non si aspettavano che a vincere fosse una donna. Ritirare il premio era considerato disdicevole e così si fece accompagnare dalla madre: questo aneddoto ci fa comprendere com’era la mentalità dell’epoca. Il suo soprannome era “sayonara” perché aveva riportato questa scritta sulla targa per invitare gli altri conducenti a raggiungerla al traguardo. Ma ci sono tante altre sportive che hanno realizzato grandi obiettivi come le scalatrici a cui sono dedicate vie e sentieri sulle Dolomiti.

Come mai le loro storie sono quasi sconosciute?

Perché la storia e le prime enciclopedie sono state scritte dagli uomini che non hanno considerato importanti queste imprese. Al tempo stesso si è diffusa la tendenza alla massificazione delle donne, cioè ad attribuire a tutte le stesse caratteristiche. Ognuna, invece, ha una biografia diversa dalle altre e conoscere la loro vita è fondamentale perché costruiamo il nostro presente e il futuro partendo dal passato. Il predominio di una narrazione che ha riguardato quasi sempre gli uomini ha determinato l’assenza di una genealogia femminile che può essere ricostruita attraverso la ricerca storica: conoscerla permette di avere una visione più vera della società.

Cosa intende?

Riprendere figure femminili che hanno iscritto la loro vita in un progetto di libertà permette alle donne di oggi di legittimarsi e di essere se stesse esprimendo le proprie opinioni e le proprie capacità senza essere riflesso dei ruoli maschili. Quindi, aiuta ad allargare i nostri orizzonti considerando che ancora oggi sono diffusi molti stereotipi.

Per concludere, quali sono i suoi progetti per il futuro?

Sto strutturando percorsi guidati che permettano di conoscere meglio la storia delle donne camminando per le vie della città. Dopo averne organizzati alcuni a Treviso, ne sto ideando un paio da effettuare a Bergamo. Uno si sviluppa in Città Alta e l’altro in Città Bassa: conto di proporli nella prossima primavera. Inoltre, sto preparando un calendario relativo alle donne del Trentino e uno spettacolo teatrale sulle scienziate ispirato al calendario precedente.

E quale sarà il settore del prossimo?

Il calendario dell’anno prossimo tratterà le scrittrici, un ambito particolarmente ricco di nomi. Oltre a questi lavori, continuerò nell’allestimento della mostra “Artiste dimenticate dalla storia”, finalizzata ad ampliare e diversificare la conoscenza della presenza e dell’azione delle donne in campo artistico. Sono sempre disponibile a collaborare con ogni realtà del territorio per creare percorsi e iniziative su questi temi.

 

Tra le realtà con cui Emiliana Losma collabora ci sono Il tempio della dea a Torino, Sovv e Rete femminile a Treviso e il gruppo Le solite al solito a Bergamo. Sabrina Miglia ha curato la grafica del calendario.

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