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Il caso

Castelli Calepio, il sindaco patteggia 18 mesi per truffa: “Ma non mi dimetto”

Giovanni Benini replica seccato a chi gli chiede di andarsene: "Inizino a lavorare e a pagare come ho sempre fatto io"

“Non ci penso nemmeno a dimettermi. Chi mi chiede di farlo inizi a lavorare e a pagare come ho sempre fatto io”. Dopo aver patteggiato 18 messi per truffa, il sindaco di Castelli Calepio Giovanni Benini (Forza Italia) replica seccato a chi gli chiede di andarsene.

Uno su tutti, Claudio Sala, segretario del circolo di Rifondazione Comunista della Valcalepio, che invoca le dimissioni del primo cittadino: “Si tratta di un reato gravissimo di per sé, ancora più grave se commesso da un sindaco, che proprio dei servizi ai cittadini dovrebbe occuparsi”.

Nello specifico si tratterebbe di 100mila euro di IVA evasa e 500mila euro di imponibile non dichiarati, per un complessivo di 300mila euro che il sindaco – prosegue  Sala – “avrebbe cercato di sottrarre allo Stato, ai cittadini, alla sanità, alla scuola, ai servizi sociali”.

Per questo il segretario del circolo di RF Valcalepio intima al sindaco, a nome del gruppo che rappresenta, di “rassegnare immediatamente le dimissioni per restituire credibilità all’istituzione che rappresenta”. E infine lancia un messaggio alla maggioranza del Comune di Castelli Calepio: “In mancanza di questa elementare assunzione di responsabilità, chiediamo alla maggioranza che lo sostiene di togliere la fiducia al sindaco”.

“Sala e i suoi amici comunisti invece di parlare dovrebbero iniziare a lavorare e a pagare le tasse come ho sempre fatto io”, risponde Benini, che, difeso dall’avvocato Andrea Pezzotta, nei giorni scorsi ha patteggiato la pena minima, 18 mesi.

“La mia azienda ha quasi 50 anni e ha sempre avuto un bilancio in positivo – prosegue Benini – . C’è stata forse qualche leggerezza, ma d’ora in avanti mi occuperò di più e in prima persona della fase gestionale. In ogni caso non ci penso nemmeno a dimettermi, non fa parte del mio carattere. I cittadini hanno sempre apprezzato il mio operato”.

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