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Il peggio dei social

L’emozione di Sergio, il bullismo di Salvini e la cattiveria dei leoni da tastiera

Sergio è DSA, ma non sarebbe nemmeno fondamentale dirlo perché dovrebbe essere normale, in una paese civile, non ridicolizzare una persona sui social solo perché in pochi secondi ha balbettato e non sarebbe normale vedere questa situazione attuata da persone adulte.

Sergio è un ragazzo di 21 anni, lavoratore, che ogni giorno aspira a un’Italia migliore in cui vivere e in cui crescere.

La sua vita si svolge vicino a Bologna dove tra pochi giorni ci saranno le elezioni e Sergio, durante una manifestazione a San Pietro in Casale, ha trovato il coraggio e la grinta di dire la sua opinione, di non nascondersi dietro a nulla e di mostrarsi per come è: un ragazzo di poco più di vent’anni che cerca il miglioramento, con tutte le sue fragilità da essere umano.

Col cuore che batteva forte e la tensione sulla pelle, Sergio si è mostrato a tutti con un passo avanti verso la folla e ha iniziato a parlare, a dire di voler essere libero contro l’odio, libero contro l’antisemitismo, dice che non aveva preparato un discorso per quel momento e lo si nota dall’emozione che trasmette, dal fatto che in alcuni momenti balbetta. Sergio si è fatto avanti e non ha temuto di far brutta figura, ha parlato sul filo del sentimento ed è stato acclamato dalla folla.

Poteva concludersi così un momento di aggregazione sociale che, oltre ad ogni schieramento politico-partitico, mostra come un ragazzo possa avere la volontà di cercare il cambiamento del suo Paese, come abbia voglia di partecipare ed interessarsi al mondo di oggi manifestando la sua parola.

Tutto molto bello, tutto molto vero, niente di preparato e organizzato, solo una fila di parole di un giovane che ha seguito l’emozione. Ecco però che la favola del ragazzo che si esprime viene scossa da un tweet del premier leghista Matteo Salvini che, fra una emoticon e l’altra, dice “Guardate la carica e la grinta che avevano pesciolini e sinistri poco fa a San Pietro in Casale, – con tanto di emoticon che ridono- se pensano di fermarci così…abbiamo già vinto” e via di hashtag che riflettono la situazione elettorale nella regione.

Non parliamo di politica, non parliamo di opinioni, parliamo di come sia facile ridicolizzare un ragazzo di 21 anni che si è fatto avanti, che ha voluto partecipare e che, per aver balbettato dall’emozione, sia stato preso in giro.

L’Italia è questa?

Un colpo di Twitter ed ecco che vesto i panni del bullo che si prende gioco di colui che non padroneggia l’emozione, lo derido di fronte a milioni di persone, pubblico il suo viso, la sua voce, i suoi errori. Esilarante.

Ed ecco che il pubblico si scatena con tutta la sua virilità di cui dispone, una tastiera e delle emoticon come nuova arma di battaglia. “Il risultato di aver chiuso i manicomi”, “All’urlatore sul palchetto gli si intreccia la lingua (emoticon che ride).” “Peccato che questi cervelli non fuggano all’estero… ma il motivo è fin troppo chiaro! Dobbiamo mantenere non solo i clandestini ma pure sti deficienti!”, “Ma chi è quel pagliaccio che non sa neanche parlare?”.

Sergio è DSA, ma non sarebbe nemmeno fondamentale dirlo perché dovrebbe essere normale, in una paese civile, non ridicolizzare una persona sui social solo perché in pochi secondi ha balbettato e non sarebbe normale vedere questa situazione attuata da persone adulte.

Siate adulti, siate migliori, siate capaci di non deridere un ragazzo che è emozionato ma soprattutto siate coerenti con voi stessi. Insegnate ai vostri figli il rispetto e sui social siete i primi bulli, i primi a deridere gli altri, a sbeffeggiarli sui social fra una emoticon e una frase, siete i primi ad essere infantili.

Sergio potrebbe essere vostro figlio e se vostro figlio, preso dall’emozione balbettasse, se vostro figlio fosse deriso da migliaia di persone sui social, sareste i primi ad essere schifati. Siete adulti, comportatevi da tali, perché se insegnate ai vostri figli il rispetto, siate i primi a portare rispetto, se siete i primi ad essere contro i bulli, imparate a non essere tali.

Sergio ha 21 anni e ha insegnato a migliaia di persone di essere un ragazzo che si espone in onore di un suo valore, altri hanno invece mostrato come sia facile essere leoni da tastiera.

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