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La proposta

“Anche a Bergamo pietre d’inciampo per ricordare le vittime della Shoah”

Per non dimenticare chi venne deportato e perse la vita nei lager nazisti: ecco com’è nata l’idea e chi la porta avanti

“Posizioniamo anche a Bergamo pietre d’inciampo per ricordare le vittime della Shoah”. Così Oriana Ruzzini, consigliere comunale del Partito Democratico a Palazzo Frizzoni, presenta la sua idea finalizzata a non dimenticare chi venne deportato e perse la vita nei lager nazisti.

La proposta si ispira a iniziative simili realizzate in tante altre città italiane come Mantova, Roma, Milano, Torino, Brescia, Parma, Reggio Emilia, Gorizia e Trieste, ma anche in molte realtà europee. Al momento in Bergamasca, a Premolo, ce n’è una dedicata a don Antonio Seghezzi, morto nel campo di concentramento di Dachau.

Oriana Ruzzini spiega: “Al consiglio comunale che si riunirà nella data più vicina al 27 gennaio, Giorno della Memoria, presenterò un ordine del giorno per chiedere al sindaco e alla giunta di impegnarsi a posare queste piccole grandi opere d’arte dal valore storico particolarmente significativo. Si potrebbero dedicare sia alle persone che sono state catturate a Bergamo sia ai bergamaschi che vennero arrestati altrove e, se in quelle località non è ancora stata attribuita loro una pietra d’inciampo, potremmo disporne una dove c’è la loro abitazione. Collocate per le vie della città sarebbero come dei fari che illuminano il presente per essere consapevoli di quanto avvenne”.

Le pietre d’inciampo, ideate dall’artista tedesco Gunter Demnig, sono blocchi di pietra ricoperti da una piastra di ottone sulla quale vengono riportati i nomi dei cittadini che sono stati deportati nei campi di sterminio e là sono morti. Inserite nel selciato delle strade di città e paesi, hanno l’obiettivo di ricordare queste persone che, non avendo avuto la possibilità di tornare alla loro vita, non hanno potuto raccontare la drammatica esperienza patita.

Contattata dal consigliere Ruzzini, la sezione di Bergamo dell’Associazione Nazionale Ex Deportati – Aned, è pronta a fare da tramite con l’artista e i famigliari delle vittime come ha fatto l’Aned di Milano. Leonardo Zanchi, presidente dell’Aned di Bergamo, evidenzia: “Se il Comune decidesse di proseguire nell’attuazione di questo progetto, accoglieremmo la possibilità di collaborare con grande entusiasmo. Per quanto riguarda la tempistica, è necessario inviare i nominativi all’artista entro marzo e si potrebbe procedere con la posa nel 2021“.

Il presidente Zanchi osserva che sarebbe importante coinvolgere anche la Provincia: “I criteri stabiliti dall’artista prevedono che le pietre d’inciampo siano collocate nel punto in cui le vittime della Shoah vennero arrestate, quindi non nel luogo di nascita o di residenza. Solamente in alcuni casi si è optato per posizionarle all’esterno dell’abitazione dove viveva la persona ricordata. Considerando questi aspetti, il numero delle pietre che si potrebbero mettere in città ammonterebbe a una decina di cittadini dato che molti bergamaschi sono stati arrestati in altre zone, per esempio nelle valli perchè sfollavano o perchè partecipavano alla Resistenza. Nel capoluogo orobico, infatti, i deportati erano soprattutto oppositori politici antifascisti: la deportazione razziale è stata minore perchè le famiglie ebree sul nostro territorio erano meno. Inoltre, non va dimenticato che Bergamo è stata luogo di passaggio attraverso la caserma Montelungo, dove sono transitate 935 persone deportate a Mauthausen”.

L’Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea – Isrec Bergamo è disponibile a fornire tutte le informazioni per realizzare il progetto ma anche a intraprendere ulteriori ricerche. L’idea delle pietre d’inciampo a Bergamo potrebbe aver avuto genesi l’anno scorso proprio in un’iniziativa organizzata da questa realtà con la scuola “Calvi” dell’istituto “Mazzi” di Bergamo. La direttrice dell’Isrec, Elisabetta Ruffini afferma: “In occasione del 25 aprile, abbiamo accompagnato gli alunni in una visita nel loro quartiere e, a loro volta, i ragazzini avrebbero raccontato la sua storia ai genitori e alla collettività. In questo percorso abbiamo ricordato molte figure tra cui Ilda Sonnino, bergamasca deportata ad Auschwitz: tra i punti dove ci siamo soffermati c’era la sua casa in via San Bernardino e vi avevamo posto una grande foto che la ritraeva. Vedendola, nell’insegnante Lidia Lorisio, che si è occupata del progetto insieme alla vicepreside Rosaria Crinò, è nato il desiderio di proporre al Comune di collocare in quell’area una pietra d’inciampo”.

Infine, Elisabetta Ruffini sottolinea: “La posa delle pietre è il frutto di lunghe ricerche che magari apparentemente possono sembrare semplici ma in realtà non è così: sono articolate e possono durare anche molti anni. Ci ha fatto molto piacere che in occasione di quell’incontro i bambini hanno capito l’importanza del lavoro svolto per salvaguardare la Memoria e conoscere ciò che avvenne anche sul nostro territorio”.

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