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Lo sguardo di beppe

Smettiamola di chiudere gli occhi: il Sud che arranca danneggia tutti

Il presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno agli italiani ha toccato anche il tema della questione meridionale

Ho ascoltato con attenzione il discorso augurale del Presidente Mattarella che ha tracciato, per sommi capi, il bilancio di casa nostra, ma nel quale, soprattutto, con la pacatezza, la discrezione e l’intelligenza che lo contraddistinguono, il Capo dello Stato ha sciorinato l’elenco di ciò che è doveroso fare, partendo da subito, per salvaguardare il futuro della nostra nazione.

Tra le raccomandazioni non ovvie, ha suggerito il corretto uso dei social perché gli utilizzatori non trasformino un mezzo che può diffondere ed arricchire la cultura, in un posto anonimo dove scagliarsi contro coloro che non la pensano nello stesso modo, con supponenza, o con cattiva ed infondata ironia o, peggio ancora, con linguaggi offensivi ed indecenti, protetti da false identità.
Spesso, simili espressioni sono dettate dall’appartenenza acritica a un partito piuttosto che a un altro e questo, se incentivato dai leader, diventa lo standard incivile di un Paese dove chi offende o pubblica falsità crede di avere il diritto di farlo in nome di un principio che, proprio agendo in questo modo, viene leso: la democrazia.

Democrazia è confronto leale e civile di ideologie o di tesi politiche diverse, nel rispetto delle parti.

Sembra che da noi, menar vanto di non aver letto un libro da parecchi anni abbia successo e riscuota il plauso di molta gente. Leggevo in questi giorni che l’Italia è piazzata all’ultimo posto tra i paesi UE per cultura e per la stessa triste caratteristica, al dodicesimo posto nel resto nel mondo. Non c’è proprio nulla di che rallegrarsi di fronte a queste statistiche.

Non è un caso che i giovani fiduciosi in un futuro basato sulle competenze, lascino l’Italia per raggiungere altri paesi Europei e d’oltre Oceano per incrementare e acquisire cultura e competenze che spesso, li portano ad emergere in settori importanti delle moderne tecnologie e nella ricerca. Ci rendono orgogliosi i risultati ottenuti dai nostri giovani ricercatori quando li sentiamo annunciare dai media, ma nel contempo, ci rammarichiamo per aver perso un sacco di gente in gamba che avrebbe potuto, se ce ne fosse stata l’opportunità, dare lustro alla nostra nazione.

Il rapporto SVIMEZ 2019 fotografa una situazione preoccupante per il sud e per l’Italia in generale, non dovuta agli immigrati stranieri ma agli spostamenti da Sud a Nord degli Italiani. Negli ultimi anni, circa due milioni di abitanti di età compresa tra i trenta e i quarant’anni, hanno lasciato il Sud per trovare un’occupazione al Nord.

Anche il Presidente Mattarella ha affrontato l’annosa questione meridionale, riassumendola in una frase concisa ma molto significativa: il divario tra Nord e Sud si è fatto più marcato. In un panorama generalmente depresso, ci sta che la parte più debole del Paese non riesca a tenere il passo con le regioni con un tasso di industrializzazione e di attività più alto, ma sarebbe ora di non chiudere gli occhi sui dati per non voler individuare le cause di questo costante divario.

Oggi ancora, investire al Sud significa affrontare il rischio di aver a che fare con diversi tipi di mafia. Se poi la burocrazia, in Italia è generalmente un mastodonte che demoralizza chiunque lo affronti, al Sud questa caratteristica negativa si accentua, andando a sommarsi all’influenza terribile delle mafie, mai abbastanza combattute. Sono come l’Idra, tagli alcune teste e ne nascono altrettante. Siamo certi che prima o poi risultati seri e definitivi in quel settore si raggiungeranno, ma nel frattempo, le industrie non vogliono affrontare noie di questo genere che unite alla tassazione, al costo dell’energia e a tanti altri fattori, scoraggiano la scelta della nostra nazione come candidata ad importanti insediamenti industriali.

Ovviamente l’analisi non si risolve in quattro parole, ma non la si risolve certamente con il reddito di cittadinanza che non ha raggiunto nessuno degli obiettivi che si era prefissato, se non quello di accattivarsi il voto di una certa fascia di cittadini del Sud. Tutti i piani finalizzati alla ripresa del meridione hanno visto ridimensionati i risultati previsti a tavolino, quando non totalmente disattesi. Miliardi e miliardi dedicati al tentativo di rimettere in sesto il Sud hanno prodotto poco o nulla.

Lo ripeto con convinzione: non sarà certamente il reddito di cittadinanza a risolvere il problema del Meridione e dell’occupazione della sua gente. È necessaria una politica industriale seria che rimuova le cause principali che disincentivano gli investimenti in quelle aree. Solo con la creazione di lavoro, di scuole, di università, insieme ad una corretta viabilità e ad altri importanti fattori che meriterebbero ognuno un capitolo di discussione a sé stante, si potrà permettere al meridione di uscire dalla depressione dalla quale non riesce a svincolarsi da decenni.

E cercare solo voti cambiando simboli e nomi ai partiti, non aiuterà certamente i cittadini del Sud a riscattare un meraviglioso territorio che, dopo le promesse e le blandizie elargite in fase elettorale, vede solo interventi spot, spesso disarticolati da un contesto logico e non funzionali ad una generale soluzione delle problematiche che lo affliggono.

Alle giovani sardine del Sud che si affacciano in questi tempi sul panorama politico, l’augurio sincero di non farsi “inscatolare” da vecchie logiche improduttive e di riuscire a dare il loro serio, professionale e importante contributo alla soluzione dei problemi della loro terra.

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