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On the road

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Viaggio a Loreto: quartiere giovane, nato intorno a due case e una chiesa

La 'Zona 167', la Croce Rossa e quelle fredde geometrie addolcite dal ritorno del verde

Le opere dell’uomo, spesso, sono soggette alle stesse regole della natura: una volta create si disfano, per diventare altro, come nel caso, oggi evidentissimo, della nuova destinazione di edifici, complessi o interi quartieri. Altre volte, invece, i manufatti si stratificano: formano veri e propri strati geologici, che ci permettono di osservare, plasticamente, il sovrapporsi delle epoche, delle abitudini, degli stili.

È il caso di Loreto: quartiere giovane, sorto intorno a poche case e a una chiesa, in un lembo di territorio comunale che aveva mantenuto il suo aspetto domocultile dal Medioevo. Quello che era il nucleo principale del quartiere, ovvero la gran massa di condomini che ne avevano determinato la crescita esponenziale, negli anni Sessanta, dopo un ventennio circa ne divenne una sorta di periferia nobile, con la nascita, rapida e tumultuosa, di un nuovo nucleo, gemello e assai più popolare nella destinazione e nell’utenza, sorto al di là del confine naturale rappresentato da via Broseta: la cosiddetta “Zona 167”.

Prima, oltre quel limite, sorgeva solo l’edificio bianco della Croce Rossa e il resto erano campi di melgotto e risorgive: quando si doveva indicare qualche luogo da quelle parti, si diceva: vicino alla Croce Rossa. Oggi, a nessuno verrebbe mai in mente di dire: vicino alla Zona 167. Questo nome, così tristemente impersonale, rispecchia, in qualche modo, il criterio, la visione del mondo, di chi progettò e costruì quel conglomerato di falansteri: un luogo senza identità, un numero, cresciuto intorno al baricentro di piazza Roentgen, che della piazza non ha nulla, ma sembra, piuttosto, un grosso cortile, circondato da palazzi tutti diabolicamente uguali.

sede Croce Rossa
la sede della Croce Rossa

Eppure, oggi è lì il centro di Loreto: centro amministrativo, culturale, logistico. È la dimostrazione che al peggio non c’è limite. E, a riprova e metafora di questo fenomeno, proprio di fronte alla vecchia parrocchiale, painotta e decorosa, è sorta la nuova chiesa, dedicata al martire dei lager, Massimiliano Kolbe. È un edificio dall’aspetto vagamente alieno, opera di Gregotti e inaugurato undici anni orsono: pesante, cupo, che pare ricordare più l’incubo nazista che uccise Kolbe che la serena e armonica pace dei prati e dei fossi in cui sorse la chiesetta primigenia.

Loreto
foto tratta da: parrocchialoretobg.net

Insomma, la nuova Loreto pare dedicata al culto del brutto: là dove, da ragazzini, correvamo le campestri ai Giochi della Gioventù, sorge un quartiere satellite, con la sua chiesa satellite. E pare un satellite di Marte, come Phobos e Deimos, che, non a caso, sono il terrore e la paura. Per la verità, le amministrazioni venute in epoche successive e meno sciagurate hanno cercato di porre un qualche rimedio alla desolante bruttezza di quel dormitorio, mettendo mano all’unico lenitivo possibile, dopo lo scempio di geometri senza pietà: la natura.

Anche in posti dove la mano dell’uomo ha commesso orrori, la natura può prosperare ed allietare la vita degli abitanti, un po’ come la leopardiana ginestra, contenta dei deserti. Così, tutto intorno alla Zona 167, all’altra Loreto, sono spuntati parchi e giardini e piste ciclabili, che hanno poco a poco trasformato l’aspetto del quartiere, rendendolo più umano, ridente e, perfino, a tratti, decisamente godibile. Scuole, palestre, impianti sportivi, ne hanno alimentato una vocazione di periferia vivibile, con evidente miglioramento delle condizioni di residenti e semplici passeggeri.

Il notevole circolo tennis, infine, è divenuto un centro di aggregazione anche per chi non si dedichi agli sport di racchetta, diventando un po’ il fiore all’occhiello di quel territorio al confine tra Longuelo e il centro. Peccato che, poco tempo fa, la bravissima Roberta, che ha gestito la club house, trasformandola in un piacevole locale, ritrovo di mamme, famigliole e tennisti, ha dovuto fare le valigie e lasciare il posto al nulla. Macchinette per chi voglia dissetarsi e un inserviente, tristemente solitario, ad incassare il denaro delle ore di gioco. Un vero peccato, per abitanti e giocatori. Le cose degli uomini sono così: a volte procedono, a volte rallentano e, in certi casi, addirittura, vanno a ritroso. Alla prossima.

tennis Loreto
Tennis Loreto, foto Bergamo Infrastrutture
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