Il 13 dicembre, di fronte alla chiesa di San Bartolomeo, hanno fatto il loro esordio le Sardine Made in Bergamo, seguendo l’ondata di “pesci” che da un mese invade le maggiori piazze d’Italia a suon di sorrisi e antiviolenza.
Più di mille persone hanno infatti occupato il tratto finale di via XX settembre, facendo riecheggiare per le strade del centro canzoni di De André, passi della Costituzione, inni di Mameli e, più di tutto, discorsi, senza riferimenti politici diretti, contro il populismo e il razzismo.
Ad assistere all’evento persone, bergamasche e non, di tutte le età e molte di queste non hanno mancato di esporre fieramente quello che, forse per caso, è diventato uno dei simboli più temuti dalla destra italiana: la sardina.
Sia essa di plastica, di cartone, stampata e ritagliata a mano su un foglio A4 o realmente commestibile sono infatti a decine i pesciolini sparpagliati lungo il “Sentierone”, diversi per forma e per colore ma uniti da un significato profondo: l‘unione contro la violenza, il razzismo ed il populismo.
Per l’occasione noi di BGY abbiamo deciso di andare tra la gente a fare qualche domanda ai manifestanti.
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