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La chirurgia del Policlinico San Marco fa scuola in Italia e all’estero

L’equipe di chirurgia di questa struttura è stata tra i protagonisti della giornata odierna della 30° edizione del Congresso di Chirurgia dell’Apparato Digerente

L’equipe di chirurgia del Policlinico San Marco è stata tra i protagonisti della 30° edizione del Congresso di Chirurgia dell’Apparato Digerente, congresso internazionale di divulgazione scientifica di altissimo livello che ogni anno richiama a Roma esperti da tutta Italia e dall’estero. Il Congresso è stato l’occasione per fare il punto sulla chirurgia digestiva sia con tecnica open sia con approccio laparoscopico ed esporre nuove tematiche e aggiornamenti sia scientifici sia pratici.

Il dottor Olmi, in particolare, insieme alla sua equipe, ha eseguito due interventi di Live Surgery: una sleeve modificata con plastica antireflusso, tecnica messa a punto proprio dal dottor Olmi e dalla sua equipe, ed un intervento per tumore del colon-retto. Grazie alle moderne tecnologie, gli interventi in diretta dalla sala del Policlinico San Marco sono stati seguiti non solo dai chirurghi presenti a Roma al Congresso, ma anche da chirurghi di tutto il mondo in streaming: Stati Uniti, Giappone, Francia, Inghilterra, Belgio, Olanda, Svezia, Spagna, Portogallo, Australia, Cina, Corea, Singapore, Sud Africa, Argentina etc.

“La sleeve gastrectomy è una delle procedure di chirurgia bariatrica più eseguite nel mondo con ottimi risultati. Tuttavia è gravata dalla comparsa di GERD (reflusso gastroesofageo) con percentuali che in alcune casistiche arrivano fino al 30 % in pazienti prima asintomatici>> osserva il dottor Sfefano Olmi, responsabile dell’Unità di Chirurgia Generale e Oncologica – Centro di Chirurgia dell’Obesità – Centro di Laparoscopia avanzata del Policlinico San Marco.

chirurgia del Policlinico San Marco

Per questo motivo abbiamo ideato e introdotto un nuovo tipo di intervento: la sleeve modificata, sempre effettuata con tecnica laparoscopica. In questo intervento alla sleeve, con tutti i suoi vantaggi nella perdita di peso e nella risoluzione delle comorbidità (diabete, ipertensione etc.), si associa una piccola plastica antireflusso a 360° (confezionata utilizzando una minima parte del fondo gastrico) che risolve l’invalidante problema del reflusso gastroesofageo e dell’esofagite. Un nostro recente lavoro pubblicato sulla una rivista internazionale Obesity Sugery dimostra la risoluzione di reflusso gastroesofageo e esofagite nel 99 % dei pazienti a 2 anni”.

Il secondo intervento, eseguito in un paziente con tumore del retto, ha visto l’utilizzo della laparoscopia e di una nuova tecnologia, l’immunofluorescenza con verde indocianina, che permette di asportare tutti i linfonodi ed evitare la fistole intestinali>> continua il dottor Olmi. <<Crediamo che ad oggi, la laparoscopia sia la tecnica di scelta nella cura dei tumori del colon-retto. Ovviamente deve essere praticata da mani esperte, da chirurghi sottoposti a un’adeguata curva di apprendimento, per ottenere i migliori vantaggi in termini di benessere del paziente e radicalità oncologica”.

Negli ultimi anni il dottor Olmi ha sviluppato tecniche innovative e l’Unità di chirurgia del Policlinico San Marco si è specializzata nell’utilizzo della laparoscopia per asportare patologie addominali benigne e maligne, lavorando attraverso piccoli “fori”, grazie a una telecamera che ingrandisce e magnifica le immagini e a strumenti estremamente avanzati. “Con l’introduzione dell’immunofluorescenza con verde indocianina è stato fatto un ulteriore passo in vanti: il giorno prima dell’intervento, il verde indocianina iniettato in sede peritumorale, permette di colorare di verde fluorescente il circolo sanguigno del paziente fin nei vasi più piccoli, in modo da poter controllare la vascolarizzazione dei segmenti di intestino da suturare durante gli interventi per tumori del colon retto ed evidenziare tutte le ghiandole linfatiche da asportare per una migliore radicalità oncologica. In questo modo, ad esempio, nelle asportazioni dei tumori del retto si può evitare al paziente il disagio di dover portare il sacchetto per proteggere la sutura nelle settimane immediatamente successive” – conclude il dottor Olmi.

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