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Basilica di santa maria maggiore

Dall’enigma alla musica, svelati i segreti della Messa di Gloria di Donizetti

Il 29 novembre del 1797 nasceva a Bergamo Gaetano, destinato a diventare uno dei compositori più celebri della storia. Francesco Micheli, direttore del Donizetti Opera Festival, ha voluto omaggiarlo nel cuore di Città Alta

È stata una prova al limite dell’enigma, quella che hanno dovuto affrontare Livio Aragona, musicologo e curatore dei libretti del Donizetti Opera Festival, e Corrado Rovaris, musicista che ha diretto la Messa di Gloria di Gaetano Donizetti, nella serata di venerdì 29 novembre.

L’occasione e la location sono perfetti: il 29 novembre del 1797 nasceva a Bergamo Gaetano, destinato a diventare uno dei compositori più celebri della storia. Francesco Micheli, direttore del Donizetti Opera Festival, ha voluto omaggiarlo nel cuore di Città Alta. Anche quest’anno la Basilica di Santa Maria Maggiore diventa teatro e tempio della musica nel giorno del dies natalis.

“Rovaris ha fatto un lavoro strepitoso” ammette con soddisfazione Livio Aragona al termine del concerto. Da una partitura piena di incertezze, in cui non sempre erano ben chiari i momenti del coro e dei quattro solisti, il direttore d’orchestra è riuscito a raggiungere l’anima della composizione donizettiana, facendo risaltare i punti di contrasto. A cominciare dal “Kyrie”, valorizzato dal perfetto bilanciamento tra piani e forti, fra momenti di maestosità di maestosità e di dolcezza.

Messa Donizetti
Il musicista Corrado Rovaris

Il risultato è stata una prova di alto livello da parte dei solisti (Serena Farnocchia, Varduhi Abrahamyan, Giulio Pelligra, Roberto De Candia), dell’Orchestra Donizetti Opera e del Coro Donizetti Opera, che anche per questa occasione è stato seguito e preparato dal maestro Fabio Tartari.

Dopo il Kyrie, altri momenti sono rimasti impressi nella mente del pubblico presente. Dopo un grande momento di maestosità e elevazione musicale, l’aria “Domine deus” del Gloria, corpo centrale della messa, cantata dal basso Roberto De Candia ha toccato le corde della dolcezza. La preghiera ha assunto le vesti di una ninna nanna. Poco dopo, il “Qui sedes”, è stato occasione per un interessante dialogo tra il violino spalla, Alberto Martini, e il soprano Serena Farnocchia. Anche in questo caso i registri si sono perfettamente intrecciati: dalla dolcezza, al canto sofferto, all’inno solenne.

Una nota di valore ha caratterizzata la serata. In orchestra hanno suonato insieme professori e ex allievi del Conservatorio Gaetano Donizetti. Dal direttore della scuola Giovanni Pietro Fanchini, ai professori Christian Serazzi, Marco Ambrosini, Massimo Capelli, Ermes Giussani, ai giovani professionisti come Germana Porcu, Jeremie Chigioni, Federica Castro, Nicola Sangaletti, Matteo Fagiani. Dopo più di duecento anni, sono loro l’eredità più preziosa del grande Gaetano.

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